FIRENZE. Non abbiamo le cifre per disquisire sulla danza, né le competenze. Come quasi tutti quelli – ed erano in molti – che ieri sera hanno popolato il Teatro Cantiere Florida di Firenze per la chiusura della stagione alle porte del sole e dell’estate affidata a due importanti e imponenti realtà artistiche territoriali, come la Compagnia Project 2.0 e quella del Balletto Classico U/D, scelte da Angela Torriani Evangelisti per mettere il sigillo sulla seconda stagione di Versiliadanza. E non le abbiamo nemmeno per quel che concerne la musica classica, alla quale i due saggi distinti e separati hanno affidato la cura e le sorti dei due saggi, uno affidato a Johann Sebastian Bach, l’altro a Franz Schubert. E allora di cosa scriveremo e soprattutto, perché il Florida ci ha concesso l’ingresso gratuito, addirittura accreditandoci? La Direzione artistica del Teatro non è in cerca di piaggeria, non ne ha alcun bisogno; noi, non abbiamo mai recitato il ruolo degli scendiletto e vista l’età, possiamo ormai fregiarci di esserne restati immuni. E, per appesantire ulteriormente la nostra anomala presenza in sala, aggiungiamo anche che non siamo affatto attratti dalla ferrea disciplina della danza classica, dove ogni passo deve avere una giustificazione, così come le smorfie mandibolari e del viso, per non parlare della postura dei piedi, dell’armonia degli arti superiori, della tonalità di quelli inferiori, di come ogni corpo debba necessariamente armonizzarsi con la melodia muscolare e la soavità dell’eleganza, con i capelli rigorosamente raccolti a cipolla affinché non intralcino, nemmeno da un punto di vista umorale, il rigore dei movimenti. Nonostante tutto questo, nonostante la crassa ignoranza che ci avrebbe dovuto far desistere dal chiedere di essere invitati, andare alla festa e poi prendersi la briga, che rasenta la presunzione, di scriverne, eccoci qui, a raccontarvi quello che abbiamo visto e sentito. In alcuni momenti, le emozioni, hanno giustamente preso il sopravvento sulle nostre incompetenze e all’oscuro della perfezione didattica di ogni singolo gesto, del quale non siamo minimamente in grado di fornire valutazioni oggettive e di competenza, ci siamo lasciati trasportare via, altrove, dove muoiono sintassi e disciplina, perfezione e logica, cercando di entrare nei corpi dei nove danzatori (Beatrice Ranieri – la citiamo per prima, non a caso, perché è quella che ci ha fatto più male -, Leandro Hernandes Leme, Lucrezia Cardonati, Marlene Anichini, Azzurra Accioli, Mila Augusti, Irene Nocentini, Marco Ruffoli e Alice Terranova; la foto, che ne ritrae solo quattro di loro ci è stata, gentilmente, offerta da Paolo Matteoni) e soprattutto nelle loro mire, nei loro progetti, nei loro sogni. E abbiamo pensato, memori di De Bergerac, di Michele Santeramo, quanti di loro riusciranno, nel tempo e nelle loro esistenze, a non essere il Cyrano di loro stessi, a chiedersi e darsi quello che la loro indole e volontà vorrebbero trionfassero, alzandosi dalle loro comode poltroncine per evitare, eventualmente, di essere vittime sacrificali di uno spettacolo della vita alla quale vorrebbero dare e imprimere ben latra forza e direzione. Massimiliano Terranova e Umberto De Luca, i Direttori delle due Compagnie, possono dirsi più che soddisfatti. E appagati; quello che desideravano da bambini, probabilmente, si è avverato, tra enormi sacrifici, possiamo immaginare, infinite privazioni e giornate infinite trascorse a studiare, esercitarsi, perfezionarsi. Tra le centinaia di addetti ai lavori, ieri sera, noi eravamo quelli che potevano non esserci; e della nostra assenza, nessuno si sarebbe meravigliato. Per fortuna, invece, siamo andati a vedere: nessuna delle informazioni offerte e ricevute ha impreziosito il nostro modestissimo bagaglio tecnico, che resta infimo. Ma ci siamo emozionati e approfittando della nostra posizione di privilegio, ci siamo presi la briga di raccontarvelo, per invitarvi, semmai dovesse succedervi, di andare a vederli all’opera, questi ballerini, che non sono e non vorrebbero essere Cyrano, ma nemmeno Cristiano e neanche Rossana. Aspirano a diventare Edmond Rostand e siamo convinti che qualcuno di loro ce la potrà anche fare.