di Raffaele Ferro

PISTOIA. Pistoia si divide, urbanisticamente, in parti e in frammenti, nella struttura classica intessuta attorno al cardo maximus e al decumano maximus. Piazzette, vicoli, ripe e viali. Giardini e cortili. Tutto in uno spazio ridotto, quello dell’antica civitas dentro le mura. Ieri sera, sul confine, vicino appunto a frammenti di mura, ha rivissuto uno dei luoghi più belli; il Parterre di piazza San Francesco. La sua piccola fiabesca fontana, le sue panchine in pietra e, sullo sfondo, la palazzina in stile neoclassico, sede della Banda Borgognoni. Proprio qui il Gad (Gruppo d’Arte Drammatica Città di Pistoia) ha allestito il palcoscenico, o cosa ne resta, in una versione quasi sperimentale, en plen air, con niente quinte (attori visibili ai lati e dietro la scena), mixer luci e audio in vista, sedie sul selciato e anche sui suoi lati erbosi, in questo ritaglio incantato di Pistoia. Pistoia, dunque, è lo scenario perfetto a rievocare le gesta dell’Andreini nei suoi lambicchi mental-teatrali, lui protagonista e fulcro della storia raccontata dal Gad Francesco Andreini, pistoriense e la Compagnia dei Comici gelosi, (trasposizione delle vicende di una delle più celebri compagnie teatrali italiane durante l'epoca della Commedia dell'Arte): Il gioco delle scatole cinesi, il teatro nel teatro, la compagnia che recita una compagnia, scompone e ricompone le immagini, i gesti e i colori in un unicum ora serrato, ora minimal-rilassato.

La scena del minuetto (minuti di minuetto) in cui gli attori e le attrici si trasfigurano in un momento medieval-psichedelico, sospende il dominio verbale caro al Teatro di Rappresentazione. Un po' tortuosa forse anche questa descrizione. Allora diciamo con semplicità che ci ritroviamo certo nella goliardia, il lazzo e il guizzo goldoniano; il saltimbanco, l’inclusione (come perla nell’ostrica) del cammeo napoletano inciso in un’opera toscana; la dis-integrazione esplosiva del forestiero Pulcinella e della sua amata, invece di cozzare o adombrare il resto, e il testo (la toscanità), ne crea il risalto. L’intreccio e la trama ora incantano, ora distraggono, a nostro avviso dunque dal testo, ma i costumi, i dialoghi nei loro accenti, i movimenti, i tempi comici, ben curati come da tradizione Gad, hanno la meglio. E la gelosia? Cosa piu di questa passione (come da Spinoza), sentimento chiaramente evasivo alla suddivisione nominale (al pari di tutte la passioni), qui in questa storia si racconta della Compagnia dei Gelosi (prima troupe a essere frequentata dalla inobiltà di fine cinquecento) rende sì avversari, ma bisognosi gli uni delle altre. Al contrario dei Romeo e Giulietta, in questa storia nessuno si uccide, ma ognuno rinasce, alla fine, in una sincera e riuscita scelta di volersi bene, fra gli altri e per se stessi. Non dispiace infatti (caso vuole) nell’era della condivisone virtuale, poter vedere degli attori in costume che si mescolano al pubblico, rimandando ad atmosfere e ingaggiando tecniche di teatro moderno-contemporaneo. Non solo e non più solo la Rappresentazione, vivaddio, ma un certo abbandonarsi o sperdersi, come detto, nel fondale, nel caravanserraglio di luci, voci, suoni e canzoni. Fra i salti, i guizzi e la ciance degli altri personaggi, e i suoi tanti colori e toni di voce, l’Arlecchino ( immancabile pilota, nocchiero antelitteram di ogni buffa commedia) qui fa da regolatore e da eccitante, conrobilanciando, come detto, la grottesca comicità del suo eterno compare Pulcinella. In fondo anche questi attori, e i loro interpreti, non celano l’innamoramento fra loro e con se stessi. Ognuno di loro si studia, ripassa la parte (a casa, alle prove e sulla scena, come nel racconto), credendo shakespearianamente di Essere o essendo finalmente se stesso. Tutto questo ci impedisce quasi, ci distoglie dal compito di anche solo accennare a un primato, o giudizio sull’uno o l’altr’attore/attrice all’interno del gruppo. Cosa ancora? Nient'altro. Non resta che applaudire e presentare i nomi delle attrici e degli attori, la regia, i costumi e tutto il resto della storica Compagnia Teatrale pistoiese del Gad di Nicola Buti contrappeso al duo di partenopei Gennaro Criscuolo e Lucia del Gatto, Elvio Norcia nel ruolo di capocomico; i brillanti Irene Pieraccini, Andrea Gonfiantini, Edoardo Desideri, Antonella Ferro, Cinzia Cedrola, Raffaella Maino, Marisa Schiano e la giovanissima Marina Criscuolo. Costumi di Gioia Ciardi e importante è la collaborazione di Andrea Rossini, Pino Capozza e Mariella Biagini. Infine e, al principio, Franco Checchi, regista, direttore artistico e faro del gruppo Gad città di Pistoia .

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