di Barbara Ferrando

VALENZA (AL). La colonna rossa segna +798. Mi accorgo che gli occhi mi bruciano: ho passato troppe ore davanti al computer. Ho scritto un articolo che parla di arte, della mia provincia e mi sembra tutto fuori sincrono, come certe pubblicità che passano in tv. Perché e, soprattutto per chi, sto scrivendo questo? Poi mi dico che avremo voglia di bello, quando usciremo da quella porta senza mascherina, dimenticando di disinfettare la maniglia e toccando il corrimano delle scale che ci portano fuori. Fuori, all’aria aperta. Ieri parlavo con un caro amico. Lui è un bravissimo medico, lavora all’ospedale di Alessandria ed è di una simpatia irreale. Si racconta bene, anche. Mi ha detto di avere fatto pochi passi verso la macchina per andare a lavorare, e di aver avuto una strana sensazione. Come se il suo olfatto si fosse amplificato: gli odori di foglie, di asfalto, di una primavera arrivata, nonostante tutto, lo hanno investito. E ferito.

Lui, che in ospedale vede e sente più di quanto potrà mai esprimere a parole. Per quanto tempo questa ferita rimarrà nella nostra memoria? Che paura di perdere quella iperacutezza di sensi, conquistata a duro prezzo. Spio la vita dalla finestra. Una vecchietta sta passando sotto casa mia munita di carrello per la spesa. La mascherina appoggiata sul carrello, in un trionfo di incoscienza e fatalismo. Che succeda ciò che deve succedere, sospira all’indirizzo di chi le fa notare l’incongruenza. I piccoli egoismi personali dell’umana specie, che diventano importanti, anch’essi, nell’epoca del grande individualismo di massa. Lascio la finestra e ritorno alla colonnina, che mi sembra sempre più rossa. Il soffitto si avvicina un po’ di più. Il cielo, lui è ancora troppo lontano.

Pin It