di Nick Becattini

CAMAIORE (LU). Chissà come mai, in questi giorni, a noi musicisti, categoria penalizzata pesantemente da sempre - e in questo periodo in particolare - ci chiedono tutti qualcosa. Di fare video di saluti, di fare appelli resto a casa on line, di scrivere articoli. Ma come? Sono un chitarrista, chiedimi un brano di chitarra! Come quando ai compleanni ti regalavano di tutto fuorché, che so, un CD, un porta chitarra, un accordatore. Vabbè, allora scriviamo. E cosa scrivo? Scrivo di strade, ho deciso, visto che son fermo e fermo come tutti, ma... Siamo a casa da fine febbraio, infamati come untori se abbiamo avuto l'ardire di fare una serata! Infamati da musicisti colleghi, giornalisti, proprietari di locali, persone di qualunque tipo ed estrazione. Benissimo, giustamente stiamo a casa. Adesso siamo bloccati con le serate, da inizio marzo addirittura fino ai festival estivi inclusi, unico vero polmone economico per noi, fino a fine agosto. E già la nostra paga è infame, di per sé, e per di più senza possibilità di vero ammortamento pensionistico, senza possibilità di rimborso in caso di infortuni, senza nessuna garanzia, di nessun tipo. Ci fanno ridere i precari o gli esodati, a noi; lo dico col massimo rispetto. E pensare quanti anni abbiamo studiato per sapere quello che sappiamo, per affinare le nostre indubbie capacità.

A volte abbiamo talenti rari con i quali si nasce, come l’orecchio assoluto o la capacità di far emozionare chi ti ascolta. Ovviamente chi più chi meno, come in ogni categoria. E non va più bene neanche quello in cui siamo bravi, a volte addirittura dicono i più bravi di un certo genere o di un certo strumento! Niente, dobbiamo inventarci titoli per le serate, suonare in modo mediocre quello che i grandi Artisti hanno passato una vita a raffinare e fare benissimo! Soprattutto essendo se stessi! Per quanto tu possa essere bravo come cavolo fai a cantare come Freddy Mercury o Vasco? O suonare come Hendrix o David Gilmore? Semplicemente non sei lui! Benissimo, è il passo da Musicista a Orchestrale: fantastico! Senza togliere assolutamente niente alle due meravigliose categorie, semplicemente due lavori diversi. Infatti a un certo punto ce la caviamo insegnando. Anche lì, chi c’è portato e chi no. Scriverò di strade, quante ne ho percorse, quanti posto ho visitato, quanta gente ho conosciuto e intrattenuto. Quante strade, quanta passione, quanti colleghi con i quali abbiamo condiviso feeling e sorte. Ma quante strade abbiamo percorso così volentieri in tutta Europa, che bello andare a giro in Svizzera in Germania, in Francia, Inghilterra e tanti altri posti ancora; bellissimo!!! Ce lo siamo già scordato? Adesso tutti parlano di Europa, i tedeschi di qui, gli olandesi e i francesi di là; mi sembra la solita vecchia barzelletta del dopo guerra che ad arte ci viene di nuovo propinata per dividerci ancora. E noi si beve, come il fatto che l’unica strada possibile per l’Italia sia il debito pubblico. Ma non è vero, basta informarsi. Appunto tedeschi e francesi, più informati o furbi di noi sanno come percorrere altre strade. E poi le autostrade per spostarci velocemente da un locale ad un altro; e il feeling è sicuro, cantava Pino Daniele, quest'autostrada è un muro; milioni di km, ho finito sulle strade un paio di furgoni senza contare le altre macchine, mie o di altri. Pranzo all’autogrill di turno e poi cena da musicisti: piatto di pasta al pomodoro e affettati; vino, quello sì, in abbondanza. Gira il famoso aneddoto del cameriere che chiede incauto: Quanto vino vi porto? Rispose l’esimio armonicista Mimmo Mollica Siamo in cinque… 5 bottiglie! Poi se stecchi una nota o sbagli un accordo, tutti a puntare il dito! eh ma luilì un sa! Messi subito in croce. Tutti giudici da Xfactor, tipo allenatori da bar della Nazionale di calcio, anche nei peggio locali. poi il dottore dice, sei depresso come diceva Francesco Guccini, oppure in acidosi, o peggio. E le strade percorse per le donne? Dove le mettiamo? Ormai il viaggio è talmente nel sangue per noi musici che fare centinaia di km per una donna è semplicemente normale. 7.000 caffè, cantava Alex Britti, E vorrei arrivare entro sera da te, mica una favoletta! Strade di bosco, anzi sentieri nel bosco, come quando facevo il mensile nel locale, fermo nel solito posto, allora via il giorno su per i boschi a fare il bagno nel fiume, “quando si potevano mangiare ancora le” fragoline di bosco (Sally insegna) coi cinghiali che attraversavano il sentiero, che bellezza. E se andava bene trovavi anche qualche bella con cui condividere un po’ di tempo, o qualche amico che passava un violino. Strade di campagna, per andare a trovare posti isolati dove fare le prove senza rompere le scatole a nessuno, oppure le strade sterrate delle ville dei signori, dove suonare a feste, matrimoni o chissà. Ma la strada maestra alla fine è quella che ti porta ad accettare e lasciare andare tutte le magagne della Vita, per rinascere ogni giorno, nuovi di zecca. Me lo diceva un amico: non sarai mica rancoroso, non ne vale la pena, la vita è troppo corta! E se non te lo dice un amico te lo dicono i Maestri, quelli veri, che fortunatamente sulle strade della vita si incontrano, basta riconoscerli e avere il coraggio di ascoltarli. Come l’aneddoto che racconta Herbie Hancock su quel genio di Miles Davis. Herbie durante un concerto magico nel 1964 in Germania, becca sul piano un accordo talmente stonato che si porta le mani sulle orecchie e si blocca per un minuto o giù di lì. Miles non lo guarda neanche, s’interrompe un attimo e poi suona qualche nota che riporta la musica in carreggiata facendo sembrare l’accordaccio semplicemente una realtà che emerge da affrontare per quello che è, per quanto dissonante. Accettare e lasciare andare, senza giudizio, vivendo quello che succede. È un po’ il paradigma della Croce di Gesù, ogni Pasqua ce lo ricorda, da portarsi sulle spalle, per quanto pesa, vissuta per quello che è, accettata, magari con qualche nota che ce la fa sembrare pure bella e poi lasciata andare per Risorgere. Ogni giorno, ogni istante. Via i sensi di colpa, via le rabbie e i rancori, via le paranoie e le frustrazioni. Carissimi compagni, amici e colleghi che ho offeso, e siete un bel po’, o che mi avete fatto soffrire e siete un altro bel po’, magari a volte i soliti, a volte, fra tantissima bella musica fatta insieme, c’è stato qualche accordo sbagliato, o qualche accento fuori tempo, magari da stonati, vero! Ma bastano poche note per raddrizzare tutto, senza giudizio, con la volontà ferma di accettare il vissuto, di lasciarlo andare e di volersi bene. Così a tutte e a tutti dedico questa canzone, perché scrivere scrivo, ok, ma lasciatemi suonare va che è meglio, credo.

tenimmoc' accussì, anem'e core.

https://youtu.be/Sz7AnBrCypE

 

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