di Graziano Salvadori
MASSAROSA (LU). Ho 55 anni, due figli, una moglie, due figli e due genitori che non vedo da circa due mesi. Ho passato un’infanzia felice, fatta di scuola, giochi e racconti fatti dai genitori; e dai nonni. Dei racconti dei nonni ricordo molto poco; di quelli dei genitori invece ricordo quasi tutto. Racconti di guerra, la seconda guerra mondiale. E mai avrei pensato di dover affrontare una terza guerra mondiale. Sì perché quella che stiamo affrontando è una guerra mondiale; batteriologica, ma pur sempre mondiale. E allora oggi mi ritrovo a dover parlare ai figli dei pericoli del covid 19, i chiama così questa guerra, no, COVID 19. E racconti, spieghi e devi anche fare la persona che conosce la materia, perché i ragazzi quando chiedono vogliono risposte e non non so. In questo periodo ho capito realmente il ruolo importantissimo di fare il genitore, che oltre a seguirli nelle loro incombenze quotidiane, deve anche rassicurarli nei momenti di paura. E di momenti di paura questi ragazzi ne hanno molti, anche se fanno i grandi e gli spavaldi; te ne accorgi che hanno paura, perché nella domanda che ti fanno babbo, quando finisce questa storia, noi vogliamo uscire il tono è gradasso, altezzoso, quasi incalzante, ma gli occhi sono tristi e in cerca di conferme.
E allora l’unica cosa che puoi fare, da profano, è cercare di convincerli dicendo che hai sentito dire e che hai letto, o che ti sei documentato, che sembra, che forse, si vocifera… Ma non vi preoccupate, ci siamo io e la mamma. Si lo so, ci siamo io e la mamma non credo che possa essere rassicurante, ma almeno ci provo. Non è facile spiegare una quarantena, convincerli a rimanere in casa, non uscire, fare le lezioni sul pc in videoconferenza, cercare di glissare sulla notizia che quest’anno forse a scuola passeranno tutti, e che se ci saranno dei debiti verranno recuperati a inizio anno. Non è facile passare le giornate in casa e cercare di non annoiarsi e non farli annoiare, cercare di giocare con loro alla play station e perderle tutte come quando erano piccoli, solo che allora li facevi vincere, adesso ti massacrano. No, non è facile infondere coraggio: ne ho già poco io, vista la situazione, figuriamoci darlo agli altri. Sono grandi ormai, 18 e 15 anni, ma per me saranno sempre piccoli, e a volte ti scervelli e ti danni l’anima per non farli soffrire e non farli impaurire. Poi, magari, succede che a cena, mentre mangi e segui il tg con notizie tragiche sul covid 19, squilli il telefono e rispondi: ciao mamma, come stai tutto bene, mi raccomando state in casa e dillo anche al babbo, noi tutto bene, ci rompiamo un po’ in casa e poi comunque lo sai, la paura c’è, non lo facciamo vedere ma c’è! E dall’altro capo senti dire nini, io e babbo stiamo bene, si sta in casa; stai tranquillo, abbiamo già passato una guerra, lo sappiamo come comportarci, ma voi, voi, state tranquilli, non vi preoccupate, ci siamo io e babbo, state tranquilli, ci vedremo quando potremo. Bacia i bimbi, state tranquilli, ci siamo noi, io e babbo. E allora riattacchi il telefono, sorridi e ti tranquillizzi, perché capisci che la vita è una ruota, potrà anche cambiare, ma i sentimenti, quelli veri e forti, non moriranno mai.