PISTOIA. Foto scattate da principianti. Macché, son quadri, non vedete e anche fatti da autori di talento, perché è lampante. E allora ditemi con quale tecnica di pittura, visto che siete così bravi? Questo non l’abbiamo ancora capito, ma ci sono gli autori, qui nelle Sale Affrescate del Palazzo del Comune di Pistoia, oggi che si inaugura la mostra: lo chiediamo a loro! Guardate, che c’è anche una terza sala e che, dicono, sia la summa equazionale delle prime due. Ancora quadri? No, installazioni; due per la precisione: un bonsai e un acquario floreale. Acquario floreale? Beh, dai, andate a vederlo, almeno così capite tutto, voi che ve ne intendete. Ma anche voi che credete di non capirne nulla, lasciatevi traghettare; non da Caron demonio, ma dalla curiosità, che fa sempre pari con la voglia di capire. Intanto, non si tratta di una video proiezione; sì, vero: ve lo possiamo garantire, perché Edoardo Cialfi, Jacopo Francesconi e il nutrito gruppo 360atelier, gli autori di Mostra (dalla) Matrice (alla) Materia, li abbiamo visti; qualcuno l’abbiamo anche toccato, contravvenendo alle prescrizioni da contagio, ma gira voce che il mondo della cultura, bastonato oltre ogni ragionevole cattiveria da questo virus, abbia sprigionato anticorpi così robusti da non temere più nulla.
Sono giovanissimi, ma hanno le idee chiare e soprattutto non sono dei saltimbanchi, degl’improvvisatori. Forse conoscono anche la lezione di Salvador Dalì, che, rivolgendosi ai suoi allievi, ebbe a dire: imparate a dipingere come i vostri maestri; poi, fate come vi pare: nessuno vi mancherà di rispetto. Si capisce, entrando nella Sala A, come la poesia degli impressionisti e dei macchiaioli abbia attecchito inseparabilmente nei progetti pittorici di Edoardo Cialfi, che espone undici tele dal sapore nostalgico, primitivo, con albe che si confondo a tramonti, distesi lungo una campagna che ha tutto il sapore della sua terra, quella umbra, che gli ha dato i natali 27 anni fa. La bruma delle prime ore, la calura della sera, con la vecchia che balla, effetti sontuosi (ri)prodotti con lo spray, perché è da lì che viene il giovanotto, dalla Street art e dalle Accademie delle belle arti, che rappresentano i centri di recupero dei wrigther trovati ciondoloni di notte nelle stazioni ferroviarie e sotto i cavalcavia delle autostrade. L’amenità del paesaggio, nella Sala B, quella affidata alle interpretazioni di Jacopo Francesconi, pesciatino, dunque di casa, si trasforma in un quartiere industriale, quelli che sono sorti, a bizzeffe, negli anni del boom alla periferia dei centri urbani e che hanno trasformato gli sguardi bucolici in spettri, scambiando il naturale cromatismo con tinte lugubri, minacciose, pericolose; tredici tele in sequenza, come scatti fotografici passati al setaccio delle manipolazioni. La salvezza è lì, alla portata delle mani di ognuno di noi, nella Sala C e la offre il gruppo 360atelier, nato da appena due anni e che rappresenta, con i medesimi intenti dei colleghi galleristi, la variante, unica e non accidentale, della soluzione. Non a caso, il motto che scatena questi giovani architetti è: Pensa, Voltati, Fai. E il cerchio dell’aerosol (la tecnica spray di Cialfi e Francesconi) si chiude proprio con le due installazioni, che rappresentano, forse, a futura memoria, quello che ancora può salvare l’arte. Ma anche noi. La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al prossimo 5 luglio; andateci con le mascherine, siamo costretti a raccomandarvi.