di Chiara Savoi
SIENA. Un luogo speciale, il Santa Maria della Scala, ex Spedale lungo la Via Francigena attraversata dai pellegrini del Medioevo che qui venivano per riposare, rifocillarsi e riacquistare un po’ di energia per continuare il loro lungo viaggio. Dal 1996 è un museo che, tra le altre cose, ospita mostre itineranti di artisti di fama nazionale e internazionale. Fino al 13 ottobre sarà possibile visitare la bellissima personale di Daniele Zacchini, artista senese che, per primo, espone nelle sale di questo prestigioso museo. Sono ventiquattro le opere esposte e l’emozione che trasmettono non si può spiegare a parole. Sono opere che si possono toccare per palpare con mano la quantità enorme di colore che ha usato l’artista e per farsi travolgere dalla voglia di sentirselo addosso tutto quel colore. Viaggio nell’anima, questo è il titolo della mostra, come se fosse il viaggio dei suoi viaggi, della vita vera: Quando viaggio, spesso mi fermo a guardare, i miei familiari mi prendono in giro perché sembro isolarmi ma io non mi isolo, mi faccio travolgere dalle persone, dagli odori e dalle sensazioni che le persone intorno mi trasmettono. Perché Zacchini ha iniziato a dipingere? Perché vorrebbe che guardando i suoi quadri la gente si fermasse a vivere l’attimo, a riflettere: aspetta un attimo; ma io sto vivendo.
Anche le persone più rudi e magari meno abituate a praticare la bellezza, si fermano davanti ai suoi quadri e restano come folgorate perché, anche se Zacchini non è un figurativo, nella sua astrazione ci troviamo dei rimandi alle nostre esperienze. Amsterdam è rappresentata con delle linee geometriche, ma anche l’azzurro che rimanda all’acqua, e con i colori che ricordano i tulipani. Una città ossessionata dai tagli orizzontali e verticali che poi schianta e come? con la follia che fa fumare loro l’impossibile, con le esplosioni dei tulipani e la follia delle donne in vetrina e tutto questo è nei colori e nelle linee dell’artista. Una pittura realizzata con tantissimo colore e colpi di spatola. La spatola va domata, è una pittura a levare e a mettere. Quando il colore è fresco si interviene bene, ma quando inizia a seccare bisogna essere decisi. Il quadro di Amsterdam ha richiesto un lavoro di più di dieci ore e quattro strati di pittura. Poi c’è Parigi, piena di semicerchi, siamo dentro alla Tour Eiffel e c’è il fermento di un popolo che non ha paura ad arrabbiarsi e ribellarsi, ma ci sono anche gli sprazzi di luce. Parigi è pur sempre la ville lumière! E poi c’è la Maremma, con il padule e i giunchi, e Djerba: era una notte di luna bellissima e calda piena di venditori e ci si vede la frenesia degli ambulanti. Poi, la meraviglia: sei metri per due. Il viaggio dei viaggi. Dove ognuno ci vede quello che vuole perché sono i viaggi di tutti noi, anche quelli che abbiamo fatto da casa durante le varie quarantene. Sono tutti pannelli riciclati, che usano nei negozi, nelle fiere e che hanno il bianco come base. Il suo studio è 35 metri quadrati e tutte le opere sono state dipinte in orizzontale. Ogni pannello è una città e dopo i pannelli rettangolari ci sono quelli rotondi con Madrid rossa e gialla che ricorda la corrida, New York la città grigia perché disumanizzata dove a nessuno importa come sei vestito o come cammini e l'India, bellissima, l'unica che ruota come ruotano freneticamente i suoi abitanti L'ultima opera è la chiusa, ma anche un nuovo inizio: ha dipinto e poi con una spatola enorme ha tolto, ma sono rimaste delle tracce e quelle tracce sono l'opera finita.
Per informazioni sulle opere di Daniele Zacchini: zacchinidanielearte, sia su Instagram che Facebook.