di Simona Priami
CARRARA. I nostri e i vostri sguardi non sapranno metabolizzare e produrre quello che avrete l’opportunità di vedere fino alla fine di ottobre a Palazzo Cucchiari, a Carrara. Anche per questo, non foss’altro per mettere a nudo i nostri limiti e dare un senso all’altrui magnificenza, è opportuno e doveroso che, indigeni e vacanzieri della zona, troviate il tempo per visitarla la mostra, curata dal professor Massimo Bertozzi, di pittura e scultura. Il tema, non preoccupatevi, è proprio il mare: nessuna distrazione, resterete sintonizzati. L’elegante e sontuoso palazzo Cucchiari, collocato nel cuore della città di Carrara, tra le Apuane e la costa, offre un eccellente percorso espositivo, perfettamente organizzato e illuminato, diviso in sei sezioni; il tema principale – non stavamo bluffando - è il mare e tutto quello che ha suscitato questo grande serbatoio di sentimenti, riflessioni, idee, passioni, viaggi, emozioni; il mare anche come realtà tangibile, fonte di lavoro, da bonificare per poi averne i frutti. Sono presenti i principali artisti dell’Ottocento e del Novecento, in modo particolare quelli vicini alla realtà locale, coloro che hanno interagito felicemente con quella costa che da Viareggio arriva alla Liguria. La rassegna propone dipinti e sculture di artisti appartenenti a varie scuole e correnti, dai Macchiaioli, ai Simbolisti, ai Divisionisti, fino alle Avanguardie e ritorno all’ordine.
Lo spettatore si immerge così in un percorso che si sviluppa in varie sale espositive e su più piani, entrando in stretto contatto con quel mondo dell’arte che riesce ad avvolgerlo e penetrarlo nel profondo, partendo dai meandri più misteriosi del Mediterraneo; l’artista cerca di ascoltare il mare, più che descriverlo, ne cerca le emozioni nei riverberi. Ricordiamo inoltre che il mare è stato fonte di ispirazione di tanti artisti ma anche dei principali scrittori della letteratura da Omero a Montale. Si parte dalla prima sezione, dal titolo Un mondo di sabbia: orizzonti tra terra e mare. Una pittura realista capace di mostrare l’uomo che si è dovuto adattare al suo territorio, con una dominante e immutabile linea dell’orizzonte, interpretata in modo personale da ogni pittore, attraverso originali colori e sfumature. In questa sezione la presenza umana è ridotta al minimo; domina il paesaggio immobile, silenzioso ma comunicativo. Qui l’opera di Giovanni Fattori Soldato e cavalli in riva al mare (1885 olio su tela), presenta un forte impatto con il paesaggio, contorni a tagli netti e silenzioso senso di attesa. Interessante anche l’opera Marina di Plinio Nomellini (olio su tela), opera simbolista e divisionista, pittura di atmosfera, a forte impatto visivo e cromatico, che mostra una minacciosa tempesta improvvisa sul mare. La seconda sezione ha come tema L’uomo e il mare: il corpo della scultura. Di rilievo è il corpo nella sua nudità sul mare, come se sulla spiaggia ci fosse la libertà di spogliarsi e esporsi, svincolando la fisicità dalla quotidianità, verso una libertà in contatto con la natura. Marino Marini con la Piccola Danzatrice (scultura in gesso del 1944), ricerca anche una posa plastica ancestrale, con un modulato sviluppo delle linee, evidente il riferimento al primitivismo, molto amato dall’artista toscano. Gli oggetti del mare: la natura ricordata. È questo il titolo della terza sezione, cioè il mistero degli oggetti che il mare porta a terra. Sono oggetti quotidiani quali pesci, molluschi, conchiglie, sassi, ma nascondono verità profonde, sono portatori di misteri. Sulla costa versiliese e nella Darsena di Viareggio, il mare riceve dalla Magra e dal Serchio; arriva di tutto: arbusti, gusci, tronchi, oggetti senza valore economico, ma fonte di ispirazione per i grandi artisti. Mare dell’avventura e mare della villeggiatura, queste le sezioni quattro e cinque, cioè andar per mare e andare al mare. Per la parte relativa al viaggio e l’avventura, toccante è l’opera Ricordo di Genova (olio su tela), sempre di Plinio Nomellini; artista vissuto proprio a Genova tra il 1890 e il 1892. Il quadro descrive una scena quotidiana invernale, con sfondo blu turchese, la spiaggia è a puntini, a piccoli sassi, soprattutto blu e rosa; ci sono tre gruppi di persone mamma e bimba, due uomini in lontananza con una barchetta, altri due uomini stanno parlando; la donna sta lavorando, spicca il rosso del vestito della bimba e la tela del lavoro della mamma; l’opera riesce a incantare per la naturalezza con cui i personaggi vivono nella natura circostante. Parliamo allora di villeggiatura, vogliamo ricordare come la costa toscana è stata famosa e rinomata nel tempo come meta di bagni e sole, Viareggio è elegante città liberty, gremita da sempre d’estate di villeggianti. Ricchissima questa sezione di opere tra le quali spiccano i capolavori di Carlo Carrà, come I nuotatori (olio su tela), Marina (olio su cartone). In quest’ultima la spiaggia della Versilia è avvolta da un’atmosfera calma, suggestiva e silenziosa, quella spiaggia che l’artista conosceva bene e amava. Una delicata bambina con un granchio sulla spiaggia, è il tema del capolavoro di Vittorio Matteo Corcos, La Cocolì (1915, olio su tela); opera coloratissima e dolce che vede la piccola, nipote dell’artista, ritratta da un profondo conoscitore di donne. In questo caso mostra la sua maestria in una scena quotidiana ricca di luce e immortala la bimba incuriosita dal granchio, sulla spiaggia. Di grande impatto visivo e cromatico anche Mattinata sul mare di Giulio Aristide Sartorio, l’artista descrive un’allegra scena della famiglia sulla riva del mare. Il percorso termina con Il mare dell’immaginazione: miti e visioni. Poche opere, ma toccanti, ci si allontana dalla rappresentazione realistica per creare paesaggi immaginari, metafisici, ciò che la mente è riuscita a immaginare, partendo dal paesaggio marino. Inoltre è evocato il mito e la classicità, elementi che hanno affascinato tutti i più grandi artisti. È presente Cavalli in riva al mare di Giorgio de Chirico (1926), due cavalli liberi e selvaggi sulla spiaggia, una scultura classica in primo piano e l’Acropoli sullo sfondo che ricorda le origini del pittore; presenti anche tre opere squisitamente oniriche del fratello Alberto Savinio. In Ulysse et Polypheme (1929), Savinio ci regala un’interpretazione particolare e colorata del famoso episodio, lo spettatore rimane incantato dalla fantasia e dall’immaginazione dell’artista.