di Simona Priami

PISA. Nello splendido Palazzo Blu, collocato sul lungarno pisano, sono in mostra (fino al prossimo 26 febbraio) centotrenta opere - molte delle quali provenienti da collezioni private -, di grandi artisti attivi nella seconda metà dell’Ottocento, principalmente toscani. Al famoso caffè Michelangiolo in via Larga, attualmente via Cavour, a Firenze, si ritrovavano pensatori e intellettuali ribelli e alternativi. Qui fanno il loro ingresso alcuni artisti definiti da loro stessi progressisti, i quali hanno il principale obiettivo di prendere le distanze e superare l’Accademia di Belle Arti da cui si sono formati. L’arte richiede in questo periodo storico libertà di espressione, desiderio di svincolarsi da canoni prestabiliti, non più passato, mitologia, arcaismi, ma l’occhio dell’artista ora guarda e ritrae la realtà che lo circonda, i paesaggi, la campagna, i gesti semplici delle lavoratrici e lavoratori, la quotidianità e la spontaneità del momento; si tratta di arte sociale e democratica, forte e fervente di vita. Questi pittori, liberali e patrioti, interpreti di una forte ansia di rinnovamento, pervasi dei valori di unità nazionale, sono i Macchiaioli: Telemaco Signorini, Serafino De Tivoli, Raffaello Sernesi, Adriano Cecioni, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Vincenzo Cabianca e molti altri. Dopo un iniziale excursus sugli artisti del famoso caffè, la mostra pone particolare attenzione al rapporto del pittore con la natura, ancora selvaggia e incontaminata, ma anche oggetto di lavoro e sostentamento di famiglie contadine in una Toscana ancora quasi totalmente agreste.

Numerose le opere incentrate sul tema risorgimentale; si può ammirare il famoso In vedetta di Giovanni Fattori, come il Ritratto di Giuseppe Garibaldi di Silvestro Lega; di fortissimo impatto visivo e cromatico le opere di Odoardo Borrani sulle cucitrici di camicie rosse; si tratta di artisti legati a ideali socialisti e anarchici, che sentivano il peso dell’oppressione austriaca. Le opere presentano già il forte contrasto di macchie di colore e chiaroscuro, l’effetto del vero è immediato, il gioco di luce è presente; Sernesi, Banti, Fattori mostrano scene di quotidianità delle contadine nei borghi toscani, i lavori come la mietitura e la pastura in montagna, paesaggi e mondi reali e luminosi. Presente anche il mare della Liguria e della Versilia, paesaggio che fa da scenografia sempre a personaggi popolari, lavoratrici e donne immortalate nella loro semplice quotidianità, come possiamo vedere in Donne alla Spezia, Al sole, Spiaggia a Viareggio di Cabianca e Pescivendole a Lerici e Marina a Viareggio di Signorini.  Presenti anche gli artisti della scuola di Castiglioncello, Signorini, Borrani e Abbati, con i loro soggetti rurali, gli animali, i bovi, i pagliai, le contadine, ma anche il mare. Un altro luogo fondamentale di ritrovo, aggregazione e lavoro per i Macchiaioli è stata la campagna fiorentina di Piagentina, oggi totalmente urbanizzata; si tratta di una zona fuori dalle mura, raggiungibile partendo da piazza Beccaria in direzione via Aretina. La zona era ricca di spunti, orti, stradine, rive dell’Arno e campagna; qui sono presenti scene di quotidianità esterne come I fidanzati, Un dopopranzo o La visita di Silvestro Lega, ma anche le scene di interni come Educazione al lavoro, sempre di Lega o L’analfabeta di Odoardo Borrani. Una costante di tutta la mostra è la forte presenza della figura femminile. Il percorso estremamente curato e perfettamente allestito termina con le opere di Giovanni Boldini e le ultime produzioni di Lega e Fattori; la grande innovazione artistica dei Macchiaioli si stava esaurendo, le loro scene di idilliaca quotidianità, il fascino delle contadine, il luminoso lavoro nei campi, la silenziosa campagna che non conosce l’urbanizzazione, stavano lasciando il posto alla rivoluzione degli Impressionisti.

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