di Simona Priami
CARRARA. Nella fantastica ed elegante atmosfera di Palazzo Cucchiari, a Carrara, una nuova mostra propone le opere del movimentato periodo della Belle époque italiana, anni di grande fermento e cambiamento culturale che coincisero con l’unità del paese. Il percorso, perfettamente organizzato, partendo dal Verismo e dalle visioni agresti, propone un superamento dell’arte figurativa per apristi e approdare alle nuove tendenze artistiche europee, un’apertura verso le atmosfere simboliche e decadenti, la pennellata divisionista, la velocità e il dinamismo del Futurismo. Tra gli artisti proposti in esposizione ci sono Giovanni Boldini, Federico Zandomeneghi, Giovanni Fattori, Vittorio Corcos e Giacomo Balla, oltre novanta opere che mettono in evidenza i grandi cambiamenti storici, sociali e culturali dall’Unità allo scoppio della prima guerra mondiale. La mostra (aperta fino al prossimo 27 ottobre) è divisa in numerose sezioni; il visitatore può subito ammirare l’opera di Silvestro Lega, La Visita, il capolavoro che ha come sfondo la campagna piacentina, propone un paesaggio invernale e un’atmosfera nebbiosa. Allora era usanza fare visita, come la cortesia era una consuetudine del luogo; il dipinto ricorda in modo immediato l’arte italiana antica della visitazione. Nella sezione Tempi Moderni la campagna viene superata dalla nascita ed evoluzione della città, luogo attraente, pieno di possibilità e occasioni di rinnovamento sociale, luogo però anche di perdizione, giungla di cemento. La città adesso è lo scenario più richiesto e nuova fonte di ispirazione; gli artisti mettono in secondo piano la vita dei campi, soggetto che era stato basilare per veristi e naturalisti: ora vediamo strade, piazze, giardini pubblici, caffè, inoltre c’è la nuova scoperta, il concetto di villeggiatura che entra a far parte della vita delle persone, naturalmente solo nei ceti più abbienti. Qui possiamo ammirare Ruggero Panerai e la sua Firenze sotto la pioggia, dipinto realista, ma con particolari e misteriose sfumature rosse sullo sfondo e Plinio Nomellini, con La fiera di Pietrasanta, opera colorata, esuberante e festosa con contorni non ben definiti, pennellata impressionista, cielo notturno e misterioso. Nella sezione Casa e Famiglia l’artista comincia a raffigurare la comodità dell’abitare e dei modi di vivere; l’esibizione dell’abitazione, degli ambienti interni, il matrimonio, risultano essere riconoscimento sociale, punto di forza della nuova borghesia nascente; tutto ciò però può diventare anche una prigione e lo dimostra lo sguardo dolce ed evasivo della fantastica figura femminile di Sogni di Vittorio Corcos. La modella di questa immagine estremamente suggestiva è Elena Vecchi, figlia di un amico dell’artista, seduta su una panchina con abbigliamento elegante, raffinato, ricco e borghese; accanto ha dei libri, il cappellino e l’ombrello, Colpisce il suo sguardo che rimanda a un altrove, lontano dal mondo a cui appartiene, un altrove che forse proprio la lettura riesce a evocare. In Povera Patria, però, altra sezione, viene rappresentata la vita del popolo, bisogni e speranze; la guerra ha portato fame, tristezza, stanchezza come si può vedere dallo sguardo senza speranza e dall’intensità lirica della donna in Fuoco spento di Angiolo Tommasi; di grande effetto e partecipazione è l’opera di Pellizza da Volpedo, La Processione, primo quadro divisionista dove è evidente la sostituzione a colori mescolati di colori divisi per un forte effetto visivo e maggiore vibrazione della luce; per la composizione generale è immediato il riferimento a Il Quarto stato (tela sociopolitica di Pellizza da Volpedo). L’opera di Emilio Longoni, Riflessioni di un affamato, uscita su rivista e immediatamente ritirata perché considerata scandalosa, ritrae un celebre caffè di Milano dove una coppia elegante e raffinata consuma un ricco pranzo ignorando completamente il povero affamato che li osserva da fuori; accostando ceti sociali estremamente diversi e denunciando le disuguaglianze economiche in modo così netto, l’artista suscitò subito scandalo. Anche il mondo della notte, con i suoi personaggi, musicisti e luoghi di intrattenimento, ballerine e avventori, diventa soggetto interessante dell’arte, come dimostra l’opera di Giovanni Boldini, La cantante mondana, evidente il riferimento a Degas con il quale Boldini frequentò la Parigi notturna e i suoi protagonisti. Concludiamo con l’opera di Federico Zandomeneghi, A teatro; quattro donne elegantissime, in posizione diversa, si trovano in un palco, due esterne in luce, una rosa e l’altra in bianco, le altre più in penombra. L’opera, perfettamente strutturata, rappresenta un evento mondano, il tempo passato in modo piacevole; la raffinatezza della composizione mostra un palco che diventa luogo per mettersi in mostra e per mettere in mostra la ricchezza e la bellezza, il palco diventa palcoscenico.