ROMA. Chi frequenta la stazione Termini di Roma, probabilmente, si è abituato, a certe scene di ordinario degrado, solitudine, abbandono. Ma chi non è solito assistere a taluni spaccati quotidiani, ordinari, di assoluta desolazione, non può non interrogarsi. E alla vista di un braccio e due gambe che fuoriuscivano da un asciugamano da mare, rosa, con i disegni dei cartoni animati e tanti cuoricini fucsia, ammassato sul marciapiede, noi che non siamo frequentatori abituali, ci siamo fermati. Con noi, però, nonostante la mole umana che transitava proprio in quell’istante, nessun altro.

Ci siamo interrogati un attimo sul daffare perché non sapevano se quel corpo esile (il braccio e le gambe erano scheletrici), ridotto in pelle e ossa chissà se dalla fame, dagli stenti o da malattie lasciate libere di devastare, fosse parente di un altro, visto un attimo prima sul marciapiede di fronte; senza coperte, probabilmente ubriaco di primissima mattina, ma che il sonoro russare ne testimoniava l’esistenza. Ci siamo voltati intorno e ci siamo accorti che nessuno, dei passanti, si degnava di regalarle almeno uno sguardo a quel dipinto decadente, maleodorante, in attesa forse di un briciolo di considerazione, prima che di un pezzo di pane, un bicchiere di vino, un letto dove dormire e riposare, ma anche un pomeriggio dalla parrucchiera, per sentirsi ancora desiderabile. Poi, proprio nel momento nel quale ci siamo decisi di fare qualcosa, si è avvicinata una ragazza: giovane, carina, senza fronzoli, né tatuaggi; un viso lavato, senza trucco, con i capelli, lunghi, raccolti sulla nuca. “Ma è morta”? Ha detto così mentre si inchinava, scuotendola, con dolcezza. Appena toccata, la donna con il viso coperto da quello straccio infeltrito di lana, si è quasi infastidita, voltandosi sull’altro fianco. “No, non è morta”! E se ne è andata. Ci siamo tranquillizzati sul fatto che fosse ancora viva, ma abbiamo anche pensato, nello stesso identico istante, che forse sarebbe stato meglio invece se fosse morta davvero e che quello, probabilmente, fosse il suo unico grande desiderio, il primo che la perseguita da quando è nata.

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