LUCCA. È un compositore. Principalmente, suona il basso e il contrabbasso, con svariati gruppi del circondario e non solo, ma persone con le quali divide e condivide la stanza della sua mostra retrò in Corto dell’Angelo a Lucca, ci assicurano che sia bravo, molto bravo, anche imbracciando altri strumenti, addirittura etnici, come il sitar e il setar indiani. Senza dimenticare – lo scriviamo perché per la mamma è motivo d’orgoglio – che Stefano Chelotti – più semplicemente Pepi, alla storia dei posteri – è uno psicologo. Questo ultimo suo lavoro, ultimo in ordine di tempo - dubitiamo che un giorno possa mai sentirsi appagato -, è una miscela esemplare delle sue facoltà: gli studi introspettivi, la musica e il totale rifiuto dell’informatica.
I suoi quadri, sì quadri, avete letto benissimo e non ci sono refusi, sono collage di alcune foto e immagini di vecchie, vecchissime riviste, conservate chissà dove nel tempo e riproposte in questa sua personale aggiornata da contaminazioni spazio-temporali con il semplice uso delle forbici e della colla. E non crediate che si tratti di accostamenti casuali, dettati dalla semplice felicità di cromatismi. I quadri disposti lungo le pareti di questo stanzone che sembra voglia sfidare la maestosità di san Michele, Stefano Chelotti ve li spiega uno a uno, con la cura, la passione e l’entusiasmo di un cesellatore, di un artigiano, di un inventore, facilitandovi l’approccio all’immagine con una disamina, perentoria, ma affascinante, delle sue stravaganze, che hanno potuto vedere la luce grazie alla sua paziente e certosina propensione al riciclo, al riutilizzo. Una metempsicosi del tempo e dei suoi personaggi, su una base morale e umorale di musica e diversa abilità, quella che ha potuto sperimentare seguendo gli studi del suo dottorato, che gli hanno a loro volta aperto un’altra porta sul mondo, quello che abbiamo tutti i giorni tra le mani e che spesso non riusciamo ad apprezzare, sì, proprio come le vecchie riviste di un tempo, che la maggior parte delle persone hanno debitamente cestinato e che lui, invece, ha gelosamente conservato, per riproporle, con i filtri della contemporaneità, ai nuovi lettori, i nuovi osservatori. Senza alchimie, fotoshop, stratagemmi informatici, ma solo con la cura della conservazione. Entrando in questo stanzone senza tempo e rispettando un percorso ideale e virtuale in senso antiorario, finirete il brevissimo tragitto imbattendovi in un video e non una videoinstallazione: sullo schermo del pc, che Stefano Chelotti azionerà continuando a essere il vostro Cicerone dei suoi percorsi, i vocalizzi, nel senso letterale del termine, di una collega, che chiuderà magicamente il cerchio della galleria.