NON SO QUANTI anni compia, oggi, Mauro Pompei. In verità, il giorno del suo compleanno cade il 14 febbraio, ieri dunque, ma quest’anno san Valentino è coinciso con un mercoledì e allora, giusto e buono trascorrerlo con le figlie, amanti vere, amanti eterne: i mercoledì siderali non esistono, del resto; i giovedì, sì e se non ci fossero, andrebbero inventati. Gli amici, i suoi amici, quelli coltivati da più di dieci anni quotidianamente con quel dolcissimo sorriso, quell’insana propensione al divertimento e all’autolesionismo e con impagabili consigli bibliografici, stasera saranno tutti da lui, con lui, nella libreria Lo Spazio, quella di via dell’Ospizio, quella davanti casa di Roberto Carifi, tantpo per intenderci. Ad accompagnarlo, in un monologo semiserio di ringraziamento, ci sarà Lorenzo Cipriani (un suo amico, vero) e la sua chitarra.
È molto più giovane di me, Mauro. O meglio: sono molto più vecchio di lui. Ma nonostante anagraficamente ci separi più di una generazione, forse, e nonostante la mia ritrosia all’amicizia, a Mauro voglio un bene fraterno, esagerato, da amico. Sono io che sono ancora un ragazzo o lui che ha dovuto e voluto crescere in fretta? Non lo so, ma fa lo stesso, il risultato non cambia, l’affetto non si smorza. Sono amico della sua intelligenza, della sua dolcezza, della sua simpatia, della sua confusa razionalità; sono amico dei suoi sogni e delle sue paure, dei suoi ideali. Sono soprattutto amico della sua fragilità, anzi, fraggilità, con due g, come diciamo io, lui e qualche altro pistoiese adottato. Non sapevo cosa regalargli, per il suo compleanno e allora, ho deciso di scriverlo quello che sento per lui, condividendolo con chi legge; anche se lui lo sa benissimo: nascondo malvolentieri l’amore. E la rabbia. La foto a corredo del pensiero non è stata scattata stasera, per la sua festa siderale, ma in altra occasione: tanto non ci sbaglia, è sempre vestito di nero!