SI POSSONO dare per scontate parecchie cose, del Porretta Soul Festival: la prima, indiscutibile, è che anche stavolta, da domani, 18 luglio, fino a domenica, 21 luglio, per la 32esima edizione, chiunque, tra gli spettatori, tornerà alle proprie cure quotidiane un po’ più felice, sereno. Certo, è la magia del soul, magia che nessun altro genere musicale possiede, ma Porretta gioca un ruolo decisivo. Delle decine e decine di artisti che occuperanno, strapazzeranno e renderanno felici gli indigeni e tutti quelli che avranno l’opportunità di starci, in questi quattro giorni nel primo comune del bolognese risalendo la Strada statale 64 da Pistoia, non stiamo a farvi l’elenco: da mesi, sui muri della città e da oltre cinque lustri, sulla pagina ufficiale della manifestazione, Graziano Uliani, qualcosa di più che l’inventore di una rassegna imparagonabile a qualunque altra, informa e ragguaglia tutti gli appassionati sui cartelloni che verranno. Scriviamo – ma lo facciamo da quando è nata, questa formula meravigliosa – della lieta, corretta e meravigliosa ospitalità che tutta la città offre, indistintamente, agli addetti ai lavori e ai suoi utenti.

Andateci, da domani a domenica, a Porretta, anche se del Soul non avete mai saputo cosa farvene: vi accorgerete di esservi persi qualcosa, qualcosa di speciale. Perché il Festival non si consuma solo in quel giardino incantato che è il Parco Rufus Thomas, ma ovunque, in ogni angolo della città. Del Festival ne parlano i negozianti, le bancarelle, la gente del posto, anche quelli che di tanto felice frastuono ne farebbero volentieri a meno. Parlate anche con le forze dell’ordine che presiedono, senza tenute antisommossa, per 96 ore tutta la città e fatevi raccontare da chi è stato lì a vigilare in più di una circostanza cosa non abbia potuto fare a meno di constatare: Porretta Soul Festival è qualcosa di più che una semplice, seppur forbita e prestigiosa, manifestazione di black music (di bianchi ce ne sono, a esibirsi, a cominciare dal presentatore, Rick Hutton, voce e memoria autorevole, fino ad arrivare all’Orchestra di Anthony Paule, presenza fissa della manifestazione; ma si contano sulle dita di una mano), riconosciuta e stimata fino a Memphis. È quell’aria incontaminata di condivisione, tolleranza, felicità, voglia di ballare e star bene, di ridere e scherzare, di ascoltare della buonissima musica insieme ad altre migliaia di persone animate e armate da identici non bellicosi intenti. Porretta Soul Festival è davvero una comunità, che riesce a darsi appuntamento da un anno all’altro ormai da parecchie stagioni senza contare le candeline spente in precedenza, come se il futuro fosse un’inevitabile premessa alla memoria e i ricordi qualcosa che succederà di nuovo. Quando si torna a casa, da Porretta, in uno di quei meravigliosi, indescrivibili e irripetibili quattro giorni, non si è propensi a dire: io c’ero; si ha la consapevolezza di averne fatto parte. Perché il pubblico è protagonista dell’evento così come lo sono gli artisti, che a loro volta sono spettatori privilegiati di quanti non vogliano perdersi le loro esibizioni. C’è un osmosi incredibile, a Porretta, durante il Festival, che si spiega con difficoltà e anche noi, che ce ne siamo perse davvero poche, di edizioni, non riusciamo mai a trovare le parole giuste per descriverlo; e dire che ne abbiamo usate tante. Delle altre cose che succederanno sicuramente anche a questa 32esima edizione e di quelle che non accadranno, perché non sono mai successe e non capiterà, mai, non ve ne parliamo: lo sanno tutti, anche quelli che non ci sono mai stati. E sono rimasti in pochi.

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