ELBA (LI). Il Golfo di Procchio, nel Comune di Marciana, all’Isola d’Elba, finisce lì, attorno all’ultima insenatura rocciosa. Non sappiamo come, men che mai da quanto, qualche indomito freakettone probabilmente (ma questa è solo una nostra supposizione: l’ideatore del progetto potrebbe essere stato animato, allora, da tutt’altra ideologia morale) abbia deciso di incastonare, proprio sul limitare della piccola insenatura, tra le pietre e il mare, un angolo che rispondesse a un ristorante. Lo ha chiamato La Guardiola e lo ha fatto davanti a una specie di parcheggio per piccole imbarcazioni, delimitato, in acqua, da una corda che divide l’area balneabile da quella dei motori. Avrà pensato, l’ideatore, che la gente che preferisce bagnarsi proprio in fondo alla baia anziché prima, dove ci sono stabilimenti e confort d’ogni genere, dovesse essere se non strana, almeno poco convenzionale. E così è. O meglio: a La Guardiola, così, i bagnanti ci diventano. Perché ne scriviamo? Perché crediamo che ne valga la pena farlo, proprio come Ernest Hemingway decise di fare con la Bodeguita del Medio, a L’Avana.

Tranquilli, abbiamo sempre sofferto di eccesso di autostima, ma a lui, come cantore, non ci siamo mai permessi di avvicinarci. Però, a La Guardiola, se capitate all’Elba e, una volta sull’isola, il destino vi dovesse condurre a Procchio anziché in un’altra delle numerose incantevoli insenature, andateci. Dalle 12 alle 16; non prima, non sono ancora pronti; né dopo, è tardi. Su questa pseudo palafitta che garantisce stabilità ci sono sei panche in legno di diverse dimensioni, che sono i tavoli e, più in basso, altre dodici assi, che sono le sedie. Al massimo, attorno a un tavolo, possono trovar posto sei commensali. Per assicurarsi il posto e dunque il pasto (squisito e abbondante, altrimenti, la favola, sarebbe sgradevole) occorre prenotare e quando è il vostro turno, uno dell’associazione vi chiamerà scandendo a viva voce il vostro nome, che gli avete preventivamente lasciato, dopo aver attirato l’attenzione generale scuotendo energicamente un campanaccio. Spesso, i clienti, aspettano il proprio turno girovagando sulla passerella in legno che unisce le estremità di Procchio; alcuni però, non resistendo al richiamo del mare, lo fanno stando in acqua. I posti attorno a una tavolata, come dicevamo, sono al massimo sei; se arrivate in numero inferiore, la direzione de La Guardiola, dovendo necessariamente ottimizzare spazio e tempo, vi affiancherà altri clienti, che, incredibile ma vero, scoprirete, seduta stante, che vi somigliano un po’, nonostante non li abbiate mai visti prima e probabilmente non li incontrerete mai più, dopo. Ma nel tempo del pasto, vi scambierete generalità, professioni e vi racconterete un sacco di cose della vostra vita, un po’ come succedeva in treno, ai tempi degli scompartimenti, guarda caso, anche loro, di sei posti. Ma se funziona così bene, La Guardiola, perché non tengono aperto anche la sera, casomai allietando gli ospiti con musica dal vivo? Forse perché avranno deciso che oltre al lavoro e ai soldi che questo produce, nella vita occorre avere anche il tempo di fare altro, ad esempio. O forse no. Ma se si chiama La Guardiola, è giusto che osservi orari umani, prima che sindacali; altrimenti, si sarebbe chiamato Il Citofono.

Pin It