di Marta De Sandre
SAN VITO DI CADORE (BL). La mia generazione non ha avuto prove da affrontare. Ci hanno dato in mano un paese con una costituzione, pagata lacrime e sangue dai nostri nonni e una libertà individuale, figlia del ‘68, della quale dobbiamo ringraziare i nostri genitori. Abbiamo subìto il rinculo, molto ovattato, degli anni di piombo e l’eco, lontano, delle bombe fasciste. Abbiamo subìto il ventennio berlusconiano senza lamentarci più di tanto perché i fondamentali erano acquisiti e inalienabili. Questa è la prima prova che affrontiamo da protagonisti perché siamo noi il fulcro della società, siamo noi la forza lavoro, gli educatori, i politici. Non abbiamo nessuno davanti a farci strada. Questa prova la stiamo fallendo clamorosamente. Il fallimento è nel nostro individualismo: non sappiamo fare gruppo, avere idee costruttive, svincolarci da appartenenze politiche che mai, come ora, non hanno senso alcuno. Siamo un popolo di delatori, di sceriffi da balcone, pronti a denunciare lo sconfinamento del povero pellegrino (parlo da veneta, il nostro raggio di azione esterno sono 200 mt; per chi non è ferratissimo nelle misure piane, Zaia ha specificato 263 passi).
Ci hanno privato di libertà costituzionali, sacrosanto nelle condizioni di emergenza attuali, ma siamo sul pezzo per riprendercele? No, vomitiamo insulti su ogni social, siamo virologhi, economisti, politici nel mondo dei puffi, crediamo di sapere tutto di virus, MES, diritto costituzionale, macroeconomia e non siamo in grado di guardare la terra sotto i nostri piedi. Sotto i nostri piedi siamo le pedine sacrificabili di questo gioco che crediamo di capire; le nostre libertà, saranno l’ultima cosa che riavremo. Ci diranno che prima bisogna pensare alla salute, poi far ripartire l’economia e poi, poi, poi e forse, forse, forse, penseranno a toglierci il guinzaglio. Non ci illudiamo: le strategie di controllo sociale messe in atto nell'emergenza, saranno utilizzate anche dopo l'emergenza. E noi cosa stiamo facendo per evitarlo? Nulla, ci azzuffiamo virtualmente tra di noi, con armi sempre più affilate, ci guardiamo come fossimo nemici, gridiamo all’untore, non c’è un sorriso sotto le nostre mascherine, una vicinanza all’altro, che sta mangiando la nostra stessa merda, non c’è empatia. Siamo esattamente come ci vogliono: tutti contro tutti; divide et impera.