di Federico Maria Martini
CREMA (CR). Quando madre natura presenta il conto, anche la regione più frenetica d’Italia non può che chinarsi e pagare di conseguenza. Questa volta anche più degli altri. Ho 18 anni e frequento un liceo a Bergamo, una delle città considerate focolaio del virus. Se c’è una cosa che ho imparato nella vita è che le sorprese, positive o negative che siano, non finiscono mai. Ma chi avrebbe potuto pensare di dover affrontare un esame di maturità dalla scrivania di casa indossando un pigiama anziché la solita divisa? Sdrammatizziamo, non ci resta che pensare alle cose meno preoccupanti, ma dobbiamo ricordare che la realtà è ben altra. Vivo a pochi chilometri dalla città di Crema, in provincia di Cremona. Da un paio di mesi il famigerato COVID-19 sta attanagliando il territorio sotto un’oscura e invisibile morsa. Gli organi di stampa comunicano che la figura con la falce ha ormai chiamato a sé circa 11.600 persone in questa zona su un totale di circa 22.170 decessi a livello nazionale. Ma la realtà è completamente diversa. Il fatto realmente inquietante e preoccupante è che, ad oggi, non si conosce ancora il numero reale delle vittime poiché non si è mai svolto, o comunque reso pubblico, un conteggio dei morti in casa o nelle strutture di riposo.
Come afferma il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, né per coloro che sono morti in casa, né per coloro che risiedevano invece in una Rsa risulta che siano stati fatti i tamponi per la verifica, non trovandosi in strutture che ne sono fornite. Non si sa dunque se queste persone siano morte per COVID o per altre cause non inerenti. Il risultato di quanto detto è che l’incidenza del coronavirus potrebbe essere di molto maggiore rispetto ai numeri ufficiali e, se così fosse, la situazione che si prospetta per il futuro è più drammatica di quanto già lo sia. Nella mia città, così come anche a Bergamo e in altri capoluoghi, è stato allestito un ospedale da campo con l’ausilio fondamentale di medici provenienti anche da altre zone del mondo (principalmente Cina, Cuba, Russia e Albania). Mentre le ricerche continuano e la lotta contro il tempo per salvare quante più persone possibile si fa sempre più aspra, un altro aspetto che preoccupa fortemente gli abitanti, in particolare quella fetta di lavoratori che il destino ha assegnato alla condanna della partita IVA, della mia regione come di altre, è quello economico. Il reale problema è che le politiche di difesa classiche contro questo virus sono, nell’era in cui viviamo, del tutto inefficaci. Ci definiamo da anni Cittadini del mondo, da quando la globalizzazione sfrenata è entrata a far parte delle nostre vite. Siamo esseri viaggianti e, in quanto tali, il rischio è che, quando un virus viene focalizzato, sia già troppo tardi per circoscriverne e isolarne i focolai. Non è chiaro sapere come un territorio possa essere sigillato del tutto senza piegarne oggi la vita, ma è al tempo stesso l’unica soluzione. Come si può più concepire oggi, in un mondo rivolto al libero mercato e al consumismo più sfrenato, una vita basata su un’economia autarchica o di mera sopravvivenza? Tutti questi fattori lasciano immaginare che la progressione di un contagio, in un’epoca troppo globalizzata come l’attuale, segua una progressione esponenziale, esattamente come nel mondo matematico. Ma nel mondo del lavoro? In questo ambito è ben differente. Ciò che questa malattia infettiva sta portando agli occhi di tutti è l’emergere di una situazione a forbice, di grande distacco fra le classi sociali e lavoratrici. I ricchi rimangono ricchi, e talvolta, svolgono di buon cuore azioni filantropiche; i poveri, diventano sempre più poveri. Perché intendiamoci, in una famiglia ove i genitori possiedono entrambi una piccola attività in proprio, magari con due o tre figli, non saranno sicuramente i 1200 euro (in due) promessi a sfamare le loro bocche. Ma lo scenario che maggiormente incute timore è quello legato alla riapertura delle attività. Per ora tutto sembra essere sospeso, ma come fronteggiare i costi e le spese accumulate quando tutto ricomincerà? Questo resta ancora un mistero da risolvere.