PISTOIA. Hanno aspettato il giorno del suo compleanno, il 2 luglio e invece di celebrare un mesto e irragionevole funerale un paio di mesi prima, hanno preferito farle la festa. È stato bello esserci, nel giardino dietro Villa Rospigliosi, ieri, nel pomeriggio, per ricordare con tanta emozione e commozione, ma senza lacrime, anzi, con il sorriso stampato sulle labbra e con l’impegno, tacito e profuso, di farla continuare a vivere davvero, la vita teatrale, fusa e confusa con quella umana, di Cristina Pezzoli, la regista morta lo scorso 22 maggio. A organizzare tutto, Gigi Croce, il primo marito, coadiuvato da alcuni amici, suoi e di Cristina - in particolare Saverio Cona e il suo staff -, che sono riusciti con un semplice passaparola a rinviare, rimandare e trasformare l’inevitabile e grigio ritrovo funebre in una imprevedibile e coloratissima festa. Ognuno con i suoi propri indelebili ricordi, ognuno con i propri indimenticabili e leggendari aneddoti, ognuno con ancora stampate nel cuore le fantastiche litigate al ritmo di verità, deambulazioni, prove interminabili, improvvisazioni. Quando la calura ha iniziato a dare un po’ di tregua, gli invitati, gli autoinvitati di Villa Rospigliosi, quelli che per nessuna ragione al mondo avrebbero voluto non esserci, i vecchi compagni di avventure teatrali iniziate alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi e proseguite,

ininterrottamente, in tanti e prestigiosi teatri italiani, i colleghi della sua spregiudicata maturazione culturale e i giovani allievi delle sue compagnie, si sono trasferiti nel giardino retrostante, accovacciandosi sul prato che circonda le mura. I primi a volerne parlare a voce alta, anzi, con tanto di chitarra classica al seguito, così com’era e così come potrà non essere non ricordata, due vecchi amici: Isa Danieli e suo marito Gigi Esposito (nella foto), che le hanno dedicato una vecchia ballata napoletana. E poi, alla rinfusa, senza alcun ordine, senza palinsesti, qualcuno, tra quelli seduti scalzi sul pratino e quelli in piedi con le spalle appoggiate ai muri della Villa, hanno preso il microfono collegato e distribuito da Luca Orsini e hanno raccontato quello che le avranno certamente detto, quando era viva e che hanno voluto ribadirle, ora che è morta. L’attore Francesco Migliaccio, che si è incaricato di leggere, dal suo telefonino, tenendo la testa bassa per coprire l’emozione, i messaggi di stima e amore di quelli che per inderogabili motivi, ieri, a Villa Rospigliosi, non potevano esserci; il ballerino del Nuovo Balletto di Toscana, il giovanissimo e bravissimo Roberto Doveri, che ha regalato a Cristina, con la quale ha spartito una delle sue ultime idee, pochi ma intensi minuti di danza e, sempre senza alcuna organizzazione, le parole, telegrafiche e commosse, di Carlotta Mattiello, l’incredulità di Maurizio Donadoni per una morte, quella della sua amica Cristina, tenuta dignitosamente lontana da qualsiasi riflettore e pietismo. Hanno voluto ricordarla condividendo la propria memoria con i presenti anche gli attori Oreste Valente e la bellissima Sara Drago, ma anche tutti quelli che hanno preferito tacere e portarsi nel cuore in silenzio un vuoto così doloroso, che si sono uniti alla volontà e al coro unanimi di andare oltre quello che il Teatro ufficiale, quando questa inimmaginabile e angosciante parentesi virale si potrà chiudere, probabilmente farà, intitolando a Cristina Pezzoli un teatro, un premio, un concorso. Ogni 2 luglio, il giorno del compleanno di Cristina, a Pistoia, dove è morta o a Vigevano, dove è nata, i figli, gli amici, i vecchi colleghi e i giovani allievi si ritroveranno; qualcuno non ci sarà perché non potrà più esserci e tra quelli che resteranno, a qualcuno, probabilmente, le memorie, inizieranno a dare i primi segni di indebolimento, sbiadendo ricordi, confondendo nomi, posti, date. Ma quelli che a Cristina, soprattutto i più giovani, devono la passione, il rigore, l’abnegazione, l’incorruttibilità e l’esuberanza, potranno certificarne, con quello che nel frattempo riusciranno a fare, l’immortalità.   

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