PANICALE (PG). L’immagine che abbiamo deciso di mettere a rappresentazione di quello che è stato e, ci auguriamo sia, in futuro, Effetto48, offertaci da Imma Di Lillo, fotografa ufficiale della manifestazione, è, probabilmente, l’anima dell’evento, la sua giustificazione, il senso e la necessità di averlo ideato e l’indispensabile presunzione che continui a essere, fino alla ragionevole strafottenza, al punto di diventare un esempio, un’idea, una tecnica di appropriazione (in)debita di spazi che si propaga ovunque l’arte e i suoi discepoli decidano di dare rinascimento a borghi incantati come Panicale o ad altri, anche meno suggestivi, addirittura depressi o ad alta densità criminale, esclusi dalla mappa dei luoghi ufficialmente deputati a dare sollievo artistico, morale, umorale, esistenziale. Alla seconda edizione di Effetto 48, nata su uno sguardo indiscreto del versante umbro che sfida a duello il lago Trasimeno (il 23 luglio) e messasi in standby (il 25 luglio) fino alle prossime inarrestabili sollecitazioni, hanno partecipato un esercito articolato di professionisti della danza, del teatro, della musica, della poesia, delle installazioni, giovani e decani addetti alle luci, ai suoni, uno staff docilmente agguerrito alle riprese, che si sono ritrovati, tutti, in ordine sparso, a pranzo e a cena su quella lunghissima tavolata allestita e apparecchiata alle pendici delle mura di cinta del borgo medievale dove un’efficientissima équipe culinaria ha offerto loro appetitosi piatti vegetariani.
Non era certo quello l’unico luogo deputato alla conversazione, al confronto, alle incitazioni in vista delle rappresentazioni, alle congratulazioni a dimostrazione offerta; in piazza Umberto I, nella piazza principale del paese, abbiamo bivaccato, giorno e notte, nei due bar posti l’uno di fronte all’altro, bevendo il bevibile, ogni giorno più stanchi del precedente, ma iniettati di felicità, la gioia di far parte e di essere, ognuno nel nostro piccolo grande microcosmo, artefici di un evento senza precedenti e con – questo il messaggio di Effetto 48 – innumerevoli futuri. Non scriveremo nemmeno un nome dei combattenti di questa meravigliosa Comune di Panicale che hanno partecipato a questa incredibile guerra pacifista; non avrebbe senso. Primo, perché sono tanti, troppi da enucleare; secondo, perché sarebbe complicato metterli in ordine alfabetico (qualsiasi altro criterio sarebbe indelicato, fuori luogo), terzo perché non siamo riusciti a vederli tutti gli spettacoli. Non è dipeso dalla nostra pigrizia o dall’incedere impietoso delle nostre primavere, ma perché è successo più di una volta che alcuni spettacoli siano andati in scena contemporaneamente, in luoghi e allestimenti opposti lungo i cerchi concentrici del Borgo, e sprovvisti di ubiquità, abbiamo dovuto necessariamente fare delle scelte. Il Paese, spopolato di indigeni e avaramente ripopolato da turisti, ha sopportato tutto sommato dolcente la pacifica invasione di questi alieni, arrivati in paese con i loro sogni colorati; professionisti, ribadiamo, di arte e scienze artistiche, i nuovi figli dei fiori, i figli dei figli dei fiori, probabilmente, in qualche caso, una generazione di giovani preparati, naturalmente disposti al sacrificio, affamati e assetati di bellezza, la nuova beat generation, i freakettoni del terzo millennio, quelli che prima di sedersi a bere o a fumare a metà hanno finito di fare il proprio lavoro. A loro, alla loro incredibile e meravigliosa voglia di esistere attraverso il filtro della danza, del teatro, della musica, delle arti culturali tutte possiamo e dobbiamo lasciare il testimone, raccomandandoci, nei limiti del possibile, di non fare i nostri errori, che sono quelli che si sono materializzati nel ritenerci i migliori, invincibili, fino al totale estraniarsi dalla società tutta e che sono quelli che li stanno condannando, più del Covid, a un isolamento letale. Questa, forse, è l'unica risposta storica, civile e politica degna e adeguata per affrontare tempi durissimi come quelli che abbiamo recentemente passato e che si stanno pericolosamente profilando; questo, forse, il vaccino che faremmo bene a inocularci. Tutti, soprattutto i bambini.