di Chiara Savoi

SIENA. Introduce il concerto l'arcivescovo di Siena Augusto Paolo Lojudice Spezziamo le spade e facciamo aratri. Stasera facciamo e cantiamo la pace. Tacciano le armi e si cerchino nuove condizioni per i negoziati di pace. La vera risposta non possono essere le armi, ma una nuova maniera di governare il mondo. Per il covid si è trovato un vaccino perché non lo troviamo anche per la guerra? Semplice, perché la guerra è nel cuore degli uomini e non è facile da estirpare. Poi prende la parola Giovanni Minnucci, Rettore dell'Opera della Metropolitana di Siena e fa un breve excursus sugli uomini del passato che hanno inseguito la pace e introduce Noa, testimone della pace come diritto delle persone, dei popoli e delle Nazioni. E il concerto può iniziare: entra il quartetto Solis String Quartet seguito da Gil Dor, lo storico chitarrista che l’accompagna da oltre trent’anni e poi finalmente lei, Achinoam Nini, in arte Noa, che inizia a cantare e le settecento persone ammesse all'evento smettono di respirare per godere in pieno della bellezza della sua voce. La prima canzone è una tarantella e durante il concerto ci spiega, infatti, che lei ama l'Italia e soprattutto la musica napoletana, una musica d'amore che ha molto in comune con la sua Terra di origine, Israele e lo spettacolo sarà tutto un mix di culture e ce lo spiega cantando a cappella. Shalom.

Che piacere essere qui/ nella casa di Dio che è Dio di tutti/ Che piacere fare musica con gli amici/ Un amico da trentadue anni, Gil/ E gli amici da tanti anni fa/ Abbiamo Napoli/ Abbiamo Israele/ Abbiamo molte culture e stili diversi/ Creiamo una entità musicale di amicizia e amore. Capelli legati e un lungo vestito grigio con fiori trasparenti. Elegantissima mentre canta Era de maggio famosissima canzone napoletana di Roberto Murolo. Poi va alle percussioni e canta per quasi dieci minuti I don't know Cari amici di Siena/ What you say today? I don't know/ What's going wrong? I don't know. E le mani. Noa canta anche con le mani che non si fermano mai e interpretano e volano e danzano con le parole. I look at you/ I look at your eye solo la chitarra l’accompagna e poi tornano i violini. Non è un segreto che io sono pazza per l'Italia, che è la mia seconda casa (ha la cittadinanza italiana infatti) e la musica napoletana nasce dalla sofferenza e ha in sé il dolore degli immigrati. Io sono figlia di immigrati e la prossima canzone è un inno per loro. Comincia così Santa Lucia luntana, la canzone composta da E.A. Mario nel 1919 che parla appunto degli emigrati del sud che l'ultima cosa che vedevano partendo da Napoli era il quartiere di Santa Lucia, sempre più piccolo a mano a mano che si allontanavano. Grazie assaie; il napoletano lo ha imparato, non c’è che dire. L'incontro con il quartetto di archi è un dono che la vita ci ha dato e lascia il palco a loro quattro che si esibiscono in due pezzi bellissimi: uno folk e un altro che sembra una specie di Libertango sempre più veloce. Poi torna Noa, vestita di bianco, bellissima e parla delle barriere coralline, il più ricco ecosistema al mondo. È andata anche a parlare con Papa Francesco di questo e della crisi climatica per chiedergli di aiutarla a sensibilizzare i leader politici, di fare in modo che si sentano più coinvolti. I SEE YOU è un progetto nuovo che porta avanti con Gil Dor e che stasera viene eseguito (in un brevissimo pezzo) per la prima volta: è un corale del corallo ed è una canzone in inglese. Poi si esibisce in un paio di brani di un altro progetto che lei e Gil portavano in giro per il mondo nel 2019, Letters to Bach. Noa non dimentica la Palestina e canta la storia di due donne, sulla carta nemiche, ma che invece dell'odio scelgono di vedere l'umanità dell'altra: Look at me across the border/ The world is changing now. Gli arrangiamenti sono semplici, puliti, cristallini. Nessun assolo, nessuna complicazione nella sua musica. Cornice trasparente e lineare perfetta per la sua voce. La sua musica vuole essere per tutti. Un pop delicato che possa portare tutti ad incontrarsi e mescolarsi come lei riesce a mescolare ‘800, soul, tradizione napoletana e israeliana. Va alle percussioni: suona, canta e fischia pure. Il pubblico è in delirio, la location è eccezionale: siamo dentro alla Cattedrale di Siena, siamo potuti entrare solo in settecento, mentre altri duecento potranno vedere l'evento in un maxi schermo nella chiesa della santissima annunziata. Il concerto è stato voluto e organizzato dall'Accademia chigiana in collaborazione con l'opera della metropolitana e Opera laboratori fiorentini. Il concerto finisce, ma tornano per il bis. Non puntate il dito verso gli altri. Ogni volta che lo fate ci saranno tre dita puntate contro di voi; sorridete; non voltate le spalle alla sofferenza umana; non perdete la speranza; cercate la pace. Sostenetela e sostenete chi lavora per la pace. Celebrate la vita perché la vita è bella. E così canta la celebre canzone, colonna sonora del film Oscar di Roberto Benigni. Accende le candele per la festa di Hanukkah, la festa della luce, lo fa in una cattedrale cattolica, e ricorda che per concludere con Shalom, prima deve cantare una preghiera per la pace e ci delizia con l'Ave Maria che già cantò davanti a papa Wojtyla nel 1994.

 

 

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