di Chiara Savoi

SIENA. Sogno spesso di volare. Piego un po' le ginocchia, respiro lentamente, mi slancio in alto e prendo il volo. Quando mi sveglio, mi accompagna per tutto il giorno questa sensazione di leggerezza e, anche se non provo a saltare, mi resta dentro questa meravigliosa idea di poterlo fare, se solo volessi. In questo Inferno si vola e si esce da teatro leggeri e felici. Altamente consigliato a chi pensa che non sia possibile credere alle illusioni, perché cambierà idea, e ai sognatori, perché troveranno una grammatica condivisa. Ma di cosa si tratta? In poche parole è uno spettacolo di danza illusoria perché i performers non danzano veramente, o almeno non fanno solo questo, ma eseguono movimenti ginnici e acrobatici che danno origine a una danza lenta, molto lenta e impossibile se si facesse in piedi. Il palcoscenico dei Rinnovati, a Siena, è spoglio. Luci di traverso e nient'altro. Tutto nero. Ma anche questa è un'illusione perché in realtà c'è uno specchio, grande quanto un appartamento grande, disposto in obliquo sopra al palco, ma lo vediamo solo quando inizia lo spettacolo grazie ai corpi a terra che qui vengono riflessi. Per me si va tra la perduta gente/ Per me si va nell'eterno dolore citazione dantesca con la voce di Gassman Lasciate ogni speranza o voi che entrate ed è così che viene introdotto l'Inferno.

E la prima dannata è Mariana Porceddu, coreografa, prima ballerina e moglie di Emiliano Pellisari, ideatore del progetto No Gravity Dance Company e curatore delle scene, dei costumi e delle luci. Si capisce subito che l'assenza di gravità è un'illusione data dal riflesso del corpo sullo specchio. I performers stanno a terra e da lì devono gestire la coreografia con movimenti studiati che sullo specchio risultano volanti e riescono a scivolare sul palco grazie all'acqua presente nel pavimento in PVC che non la assorbe e può durare a lungo (durante lo spettacolo viene comunque aggiunta creando un riflesso bellissimo sullo specchio). Grazie alle luci laterali si ottiene, poi, uno straordinario effetto lucido e brillante sui corpi rendendoli ancora più belli. I corpi dei ballerini, ginnasti e acrobati (Eva Campanaro, Gaetano Di Noto, Ylenia Leardi, Francesco Saverio Cifaldi, Giada Inserra e Leila Ghiabbi), sono scolpiti come statue. L'illusione è dichiarata dall'inizio: vedremo i corpi muoversi in assenza di gravità perché sono riflessi sullo specchio. Il rapporto tra i ballerini e il pubblico è chiaro, sincero, pulito. Non c'è da scervellarsi per scoprire il trucco: i ballerini si muovono per terra, sul palco e i loro corpi vengono riflessi sullo specchio sopra di loro che ce li mostra volanti. E da subito non si sa dove guardare: lo specchio per la meraviglia del volo leggero, o il pavimento per vedere come si muovono davvero? Hanno lavorato per un mese, si conoscono da diversi anni e la difficoltà maggiore è non scivolare con tutta quell'acqua quando sono in verticale! Acqua, verticale, luci negli occhi che non vediamo quasi niente e palco in pendenza: restare in equilibrio è una sfida! Sì, perché non tutta l'esibizione la fanno per terra. Ci sono molti movimenti fatti in piedi: verticali, ruote, ponti e hanno tutti bisogno di stare ben piantati in equilibrio ma sotto i loro piedi c'è quell'acqua che li aiuta a scivolare durante tutte le altre scene! Cosa è stato rappresentato dell'inferno dantesco? All'inizio le mani dei dannati erano chiarissime e, grazie allo specchio, non erano 12 (sono 6 ballerini in scena) ma 24 e le luci rosse e lo specchio (che è flessibile) "vibrante" hanno confermato il luogo. Paolo e Francesca si sono capiti molto bene: in scena erano un uomo e una donna e la musica è cambiata all'improvviso diventando quasi romantica e poi tristemente drammatica finendo mentre i due cercano di toccarsi senza riuscirci. È uno spettacolo allucinogeno sia per noi che per loro che lo eseguono e che si vedono riflessi solo in parte, guardando con la coda dell'occhio. Emozioni e leggerezza e voglia, tanta voglia di credere alle cose impossibili.

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