PISTOIA. Poco dopo l’inizio delle visionarie riflessioni ad alta voce (in radio sortirebbero un effetto meraviglioso e se potessimo, vorremmo che i due speaker fossero Paola Cortellesi e Alessandro Bergonzoni) di Caterina Simonelli e Marco Cavalcoli, interpreti delle traduzioni di Roberto Castello che è finalmente riuscito a scippare agli inglesi l’unicità del testo di Tim Etchells, Tomorrow’s Parties, avremmo scommesso che le surreali, ma purtroppo sempre più minacciose, evoluzioni psicofisiche del genere umano e del suo habitat, sarebbero andate lentamente scemando in concomitanza dello spegnimento delle luci a corredo che hanno fiocamente illuminato il palco del Piccolo Teatro Bolognini, a Pistoia, culla di questa prima regionale, dopo il battesimo nazionale metropolitano a Romaeuropa Festival, proprio mentre uno dei due tragicomici sognatori avesse proferito l’ennesima congiunzione disgiuntiva (oppure), nella circostanza conclusiva, senza però motivarla. Come se la ragione, in fin dei conti, appartenesse a chi possiede l’ultima parola, come se tutto e il suo contrario fossero situazioni circoscrivibili alle possibilità, situazioni sempre meno metafisiche e sempre più terrene nelle quali l’inconscio e il fantascientifico potrebbero impadronirsi del reale e soverchiarlo. La paura, piccolo-borghese, che alimenta e idealizza lo spettacolo e che in questi dodici anni dalla sua nascita si è andata lentamente e inesorabilmente impadronendo di buona parte del genere umano, è ancora il motore di questa traduzione/esportazione oltre Manica, con l’aggravante che, in così poco tempo e in virtù di un’evoluzione telematico/scientifica supersonica, a temere certi scenari non siano più i residenti delle fasce intermedie, ma l’intera umanità, quella minoritaria che sta sopra la linea di demarcazione e la stragrande parte del mondo, che sopravvive sotto la soglia della dignità. Una volta, infatti, il Teatro di ricerca o i suoi più arguti interpreti, che diventavano autori anche contro la loro specifica volontà, rappresentavano, spesso, il volano profetico di quello che sarebbe andato ad accadere di lì a poco (Pier Paolo Pasolini docet, come Aldo Moro, del resto, o Stanley Kubrik). Da qualche tempo, invece, ogni impulso incontrollato e incontrollabile degli infiniti rivoli della fantasia che si muove, sempre, sottostando alle provocazioni che riceve, in positivo e in negativo, diventa un possibile sviluppo. Eccezion fatta per i terrapiattisti, ogni complotto merita ormai una considerevole dose di attenzione, non foss’altro per far trovare preparata la popolazione degli uditori inerti, inermi, analfabeti e storditi all’ennesima catastrofe non annunciata, ma prevedibile. Il titolo dello studio rappresentativo, nonché del testo teatrale, non è certo casualmente un omaggio a Lou Reed e alle sue febbrili collaborazioni con i Velvet Underground: quali vestiti indosserà, domenica, la bambina, non è possibile prevederlo; chiunque, dall’ultimo dopoguerra in poi, dotato di una decente dose di riflessione sensibile e attenzione sociale (compreso Quelo, figlio di Corrado Guzzanti), non si è potuto non chiedere dove stessimo andando: e la risposta c’è, ovviamente, anche se è quella sbagliata. Un altalenante botta e riposta tra un possibile catastrofico futuro e un altro, parallelo, ugualmente accadibile, ma diametralmente opposto. Con un mondo sovrappopolato e sottopopolato, in mano alle donne, o in mano ai pochi uomini destinati a sopravvivere; la dimora nello Spazio, su altri pianeti, sotto terra o sotto acqua, con grattacieli verticali fondati sui fondali oceanici con viste mozzafiato su attici che coincidono con il pelo delle acque emerse, dai quali si può ammirare il mondo decomposto che ancora rimane. E poi il sonno, la fame, la sete, il sesso, il riposo, la abitudini più abituali, quelle artificiali, la paura, il rischio, la rivoluzione, la lingua, le monete, la flora, la fauna, il cemento, i bambini come risorsa, i bambini come esperimento, il cannibalismo, la chimica che si sostituirà al commestibile, il corso della vita, la morte, la resurrezione, la metempsicosi, le religioni, lo sport, i record, il tempo: quando tempo ci resterà, un giorno, un’ora, un secondo? E quanto dureranno? L’Apocalisse. Oppure…

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