PISTOIA. Ognuno si ricorderà di Nicola Nick Becattini come meglio crede. I nomi li abbiamo scritti entrambi perché tra quelli che oggi pomeriggio hanno affollato la chiesa di San Paolo, a Pistoia, per l’ultimo saluto (la foto è di Fiorenzo Giovannelli) a una delle chitarre più affascinanti in circolazione, anche se la stragrande maggioranza terrà a mente Nick e la sua sei corde, molti altri affonderanno la propria memoria ricordando semplicemente Nicola, un ragazzo del 1962 come tanti di quell’annata e di quella generazione, con un presente ricco di sogni e un futuro tutto da immaginare. Noi, che facciamo parte, naturalmente, della schiera più robusta (e di quelli che ci dovevano essere non mancava proprio nessuno), abbiamo, rispetto a tutti gli altri, un grande dovere: onorarlo. Sì, certo, continuando a suonare, dal vivo, senza accorgimenti, casomai steccando con lo strumento e la voce, continuando, in parole povere, a regalare emozioni a chi ne ha bisogno. Ma di Nick, ora, resta e resteranno, al di là di ogni ragionevole e struggente messaggio musicale, strumentale, culturale e morale, Luisa, Bambi e Marco: la compagna dei suoi progetti e i loro due figli. Con loro, però, dovremo suonare un’altra musica; primo, perché in pochi sanno fare con la chitarra quello che Nick faceva con la sua, ma soprattutto perché gli amici di Nick avranno il compito di non far sentire mai soli Luisa, Bambi e Marco. Chiacchiere, certo. Quando cala la sera e ognuno si ritira nella propria abitazione, non costa molto dedicare a Nick e alla sua famiglia un pensiero. Non basta. Non basterà. E lo sappiamo tutti. Bisognerà fare in modo e maniera che tutti i giorni, attorno alla casa di Camaiore, il sole emani solo calore e non afa, il freddo non sia mai pungente e la notte non diventi mai terribilmente buia. Lo scriviamo perché a questo serve il Blues, perché per questo motivo è nato il Blues. E Nick era un uomo di Blues e agli uomini di Blues, chi resta, ha il dovere di riservare queste attenzioni.