di Luigi Scardigli

FIRENZE. Inutile che vi si suggerisca di non perderli; almeno in questa tornata al Foyer del Teatro di Rifredi è impossibile, perché fino a domenica prossima, le repliche sono tutte sold out. Giusto e normale, perché la partita di Bruna è la notte, senza intervallo, è un match che va visto e condiviso fino in fondo, una rappresentazione, volutamente disagiata, in perfetto precario equilibrio che si avvale di un simpatico guascone polistrumentista (al piano, alla fisarmonica e alla chitarra, ma forse, di strumenti, ne suona anche altri), Alberto Becucci e di un poliedrico mattatore, Alessandro Riccio, ancora una volta un altro, ancora una volta esemplare. Non ci dilunghiamo sulla dinamica del testo perché arriviamo a recensirlo decisamente in ritardo (è in giro da tre anni), però non ci vogliamo in alcun modo sottrarre dall’intasato incolonnamento delle lodi perché è giusto che la coppia ne faccia incetta.

Senza dimenticare di segnalare Danilo Carignola, al trucco e Daniela Ortolani ai costumi, perché la felicissima riuscita dello spettacolo è giusto che i due mattatori la spartiscano anche con loro. Parrebbe essere un pianobar di mezzo secolo fa, con un musicista, bravo, ma disposto a farsi meleggiare e una modesta cantante invecchiata, che ha trascorso più tempo nei bordelli, che al microfono. L’umore è quello che i fiorentini prediligono; una volgarità splat, che fa l’occhiolino alla blasfemia senza cascarci mai, un senso disilluso e tragicomico della vita che scandisce i ruoli esistenziali distribuiti, dal fato e dal caso, senza alcuna logica, se non quella delle coincidenze. Bruna è rimasta sola, così come sempre ha vissuto, del resto; la sua compagnia sono stati gli spettatori sguaiati delle balere, quelli frustrati dei casini e le amiche-colleghe degli inferi conditi di paillettes. Non può resistere alla tentazione dell’alcool, né a quella della nicotina, che la imbelviscono fino a deturparla, salvo poi ridorgere grazie alla musica, ai ricordi e alla poesia. Conosce i testi minori degli autori più affermati, snocciolandone le perle con un senso semiserio che ne riducono l’impatto, non quello emotivo: si ride a crepapelle e spesso le lacrime di una felicità crassa coincidono con quelle della tristezza pronta a prendere il sopravvento. Ma sotto quelle vesti lacere e bisunte e dietro quel viso incartapecorito dal tempo e dalle sconfitte c’è Alessandro Riccio, un attore atletico, un’infaticabile formica da recitazione, uno scrupolosissimo osservatore, che deambula con la difficoltà di una donna appesantita dagli anni e dalle miserie, pronto a restare in sella e sfrecciare con la chioma al vento per l’acume del suo umorismo, con la semplicità di chi conosce perfettamente non solo il proprio copione, ma quello di tutti gli altri, quello che ognuno di noi recita tutti i giorni, per restare vivo, o credere di farlo. La straordinaria disponibilità attoriale di Alessandro Riccio si esalata ulteriormente pensando ai recenti spettacoli nei quali l’abbiamo visto all’opera, sempre al fianco di un’altra pregiatissima, funambolica, camaleontica Gaia Nanni, robottino domestico nella Meccanica dell’amore e prostituta dell’Est in H come amore. In queste tre circostanze teatrali Alessandro Riccio veste, con stupefacente disinvoltura, i panni di un vecchio rincoglionito, quelli di una ragazzo down e con Bruna è la notte, di una vecchia cantastorie, che, almeno in gioventù, è stata una grande voce e un'infaticabile amante della periferia dimenticata della Versilia.

Pin It