FIRENZE. Difficile come ciappanò, la Briscola in 5, ma se intorno al tavolo, anzi, a emiciclo, ci piazzi dei vecchi marpioni della risata, lo spettacolo, al Teatro di Rifredi fino a domenica 7 gennaio, è assicurato. Con gli interessi, visto e considerato che la storia è storia, seppur ricca di battute, doppi sensi e ammiccamenti tipici del fiorentinismo meno disposto a morire, di cronaca nera, una di quelle che Marco Malvaldi ha scritto e riassunto in una serie, I delitti del Bar Lume, e, trasportate sul piccolo schermo, bucato i video di ogni telespettatore. I vecchi pensionati che stazionano sistematicamente nel bar della Pineta, immaginifica località balneare lungo la costa tirrenica, equidistante da Pisa e Livorno, sono niente meno che Sergio Forconi, Raul Bulgherini, Diego Conforti e Luca Corsi, piacevolmente infastiditi, di tanto in tanto, da Giovanna Brilli, moglie spazientita, ma loquace e ben informata di ogni pettegolezzo del quartiere, di uno dei quattro.

Il bar, aperto grazie a una fortuna al Totocalcio, è di Andrea Bruno Savelli, che firma anche la regia, dopo la riduzione del testo di Malvaldi operata da suo padre, Angelo Savelli. Sulla scena - la sala del bar- , ricettacolo di partite a carte, ludico pretesto per giustificare irriverenti sfottò personali e generazionali, ma soprattutto il vero sport nazionale del locale, le chiacchiere, anche Amerigo Fontani, Giulia Nannini, Samuele Picchi e Elisa Vitiello, che completano il puzzle investigativo del misterioso omicidio avvenuto nel pomeriggio del giorno precedente di una giovane donna il cui cadavere viene rinvenuto in un cassonetto della spazzatura poco distante dal bar e dal mare dal giovane aitante, bello e sprezzante buttafuori di una discoteca molto conosciuta e frequentata nella zona, sul quale pendono pesanti indizi di colpevolezza. La chiave noir, però, non riesce – soprattutto perché non vuole e non deve – a prendere il sopravvento; a suggerire e guidare le intuizioni del proprietario del bar per dare un volto all’assassino, molto più bravo e arguto di un Commissario altamente inadeguato alla delicatezza del ruolo, ci pensa proprio la Briscola a 5, gioco che somiglia solo nelle regole sul tavolo a quella più conosciuta, ma che in realtà si rende avvincente proprio nell’occultare da quali giocatori sia formata la coppia che sfida gli altri tre. Una piacevole rappresentazione a cavallo tra le due feste più care dell’anno, il Natale e Santo Stefano, animata, soprattutto, dalla vis, naturale e figlia di una miriade di applaudite commedie, dei quattro pensionati, destati dal torpore, soporifero, della vita del bar, dal misterioso fatto di cronaca nera, una reazione, a catena, della miglior tragicommedia fiorentina, dove sul serio si prende sempre tutto con esagerato beneficio di inventario, trasformando anche il crimine più efferato in un’avvincente conseguenza di lazzi, prese di giro e inopportuni trionfalismi investigativi.

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