FIRENZE. È consigliato che portiate i vostri bambini a vederlo, Popcorn. Perché è un modo, efficacissimo, per come disboscare la vegetazione della meraviglia dagli effetti speciali e riconsegnarla a quella naturale prodotta dall’abilità umana, che si materializza con enormi sacrifici e applicazioni, senza dover mai ricorrere al supporto della finzione. E visto che ci siete anche voi grandi, a teatro (a Rifredi, stasera e domani pomeriggio, 9 dicembre), approfittatene, perché clown della portata di Jean-Baptiste Diot e Jonathan Lardillier, in giro, non ce ne sono poi moltissimi. Con loro, sul palcoscenico, a parte qualche parallelepipedo di compensato, piccole abat-jour da scrivania e uno stereo dal quale, durante la rappresentazione, escono melodie rap e funk, Denis Paumier, il regista, ha anche messo quindici anelli rossi, diciassette palle bianche e sette birilli, dai cromatismi circensi.
E nonostante tutto sia alla portata di tutti, è tutto incredibile: l’armonia, la leggerezza, la coordinazione, gli incastri dei meccanismi, la perfezione dei gesti, la loro plasticità, la sinuosità dei corpi dei due giocolieri, un vatusso e un pigmeo che riescono a costruire un’ora di trucchi ipnotici, un’ora di storie fantastiche, un’ora di tripli salti mortali, senza rete, senza domatori armati di frustini, senza fiere lobotomizzate, senza gabbie, senza travestimenti, senza paillettes, che lasciano a bocca aperta. La difficoltà dei numeri che inanellano i due mattatori è facilmente misurabile dall’alone di sudore che imperla le loro fruits e i loro pantaloni, ma senza che le smorfie dei visi si contraggano mai per segnalare gli sforzi disumani ai quali si devono per forza di cose sottoporre per portare a termine ogni micro esposizione. C’è un percorso geometrico esemplare che seguono con profondo disincanto, abbinato, come se non bastasse, alla ritmica imposta dalla musica prodotta dallo stereo. Giocolieri meravigliosi che adorano strabiliare il pubblico ballando sulle note dei brani che hanno scelto come colonna sonora per le loro acrobazie. Non si tratta soltanto di mirabilia tecniche; la coordinazione con i movimenti del corpo e le loro possibili rotazioni, la riduzione, in scala millimetrica, del vortice planetario, esalta lo spettacolo, prodotto da Les objets volants, in termini assoluti, sottraendolo e affrancandolo dalle esibizioni semplicemente fantastiche per consegnare la rappresentazione a un modo e un mondo nuovo di intrattenimento.