di Luna Badawi
PRATO. I teatri sono luoghi meravigliosi. I teatri sono quei posti che abiti per poche ore, ma ti rivelano molto di te stesso. Dove non riesci a trattenere le lacrime, dove ti identifichi con i personaggi da vederti camminare, ridere e urlare insieme a loro. I teatri sono luoghi magici perché a volte ti siedi nelle loro poltrone e ti rivelano il tuo futuro e ti raccontano il tuo passato senza trattenersi nulla. Nei teatri a volte incontri la bocca della verità, ci infili la mano e ti arrivano le domande più intime, più giuste e persino più scomode per te. Nei teatri incontri le tue ambizioni, i tuoi desideri e le tue paure. Dove saresti disposto ad arrivare per realizzare i tuoi sogni? Cosa saresti disposto a fare per arrivare a ciò che desideri? Ma soprattutto, cosa saresti disposto a perdere pur di raggiungere i tuoi obiettivi? Macbeth (al Metastasio di Prato) si rivela così un uomo contemporaneo, una tragedia reale in cui riflettersi e riconoscersi come in uno specchio. Un magma archetipico che vale per tutto il genere umano. Lo spettacolo di Macbeth. Le cose nascoste nasce da una riscrittura della tragedia shakespeariana, da parte del regista Carmelo Rifici insieme ad Angela Dematté e Simona Gonella, con tre Premi Ubu Tindaro Granata, Christian La Rosa e Angelo Di Genio, affiancati da Elena Rivoltini, Leda Kreider, Maria Pilar Pérez Aspa e Alessandro Bandini, che veste i panni degli sventurati figli della tragedia scozzese.
Ad arricchire il cast, poi, la musica del compositore Zeno Gabaglio, l’artista Piritta Martikainen autrice del video, lo spazio scenico creato da Paolo di Benedetto, i costumi contemporanei di Margherita Baldoni e l'illuminazione del light designer Gianni Staropoli recente vincitore del terzo Premio Ubu. Tutto questo per mettere a nudo queste verità: l’amore, l’ambizione, il potere, i sensi di colpa, il dolore, il tempo, la violenza, ma anche la femminilità, la crudeltà, la maternità e la manipolazione. La reinterpretazione è cruda, profonda, persino pesante da digerire in alcuni atti. Una profonda psicoanalisi dell’uomo e dell’artista di teatro. Macbeth, insieme a Lady Macbeth ci rappresentano e allo stesso tempo ci disprezzano. Un disprezzo verso il dolore che viene scatenato dalla cattiveria del mondo. Dalla nostra stessa cattiveria. Spaventati dal nostro potere diventiamo animali, acciecati dalla nostra avidità e manipolati dai nostri stessi destini.