di Chiara Savoi
SIENA. Finalmente i teatri possono tornare a riempirsi e uno spettacolo presentato dalla Compagnia Teatrale Il Grappolo è una garanzia: il Teatro dei Rinnovati di Siena, infatti, si riempie. Il sipario è aperto e lascia intravedere un po' di strumenti sulla sinistra, un'asta con microfono a destra e, sullo sfondo, una parete bianca, pronta per le proiezioni che arrivano, puntuali, alle 21.15. La storia rappresentata stasera fu ideata nel 1918 da Stravinskij che si avvalse dell'aiuto del librettista Ramuz per elaborare due storie della tradizione popolare russa che si rifacevano alla leggenda di Faust. L'asta serve al narratore, vestito come un domatore del Circo che lega i vari momenti della storia del soldato Giuseppe e ci aiuta a capire meglio cosa gli succeda. Ma facciamo un passo indietro, torniamo all'inizio, a quando abbiamo salito le scale dei Rinnovati: appena entrati nel foyer del Teatro ci accolgono delle diavolesse per farci firmare delle pergamene e solo alla fine capiremo bene cosa sono e già questo incuriosisce molti di noi. Poi si spengono le luci. Pietro, dove sei? Corri! Corri! aiuto mamma non voglio scappare. Ho paura. Dove sei figlio mio? Torna. E gli attori urlano, entrano in platea e scappano. Urlano e scappano ed è inevitabile pensare alle vicende drammatiche che l'Ucraina sta vivendo in questi giorni. Bombardamenti, assalti, assalti aerei, rumori, tutto con semplici disegni e foto fatte scorrere lentamente, fino all’ultima, quella scontata, anche se drammatica di un soldato da solo circondato da croci.
E a questo punto dal fondo della platea arrivano i profughi, disperati, insieme, ma soli, che però si riscaldano quando capiscono che lì, dove sono arrivati, c'è da mangiare e mentre lo dicono, toccano gli strumenti. Sono i musicisti dell'Istituto Musicale Rinaldo Franci di Siena, dei professionisti che per tutto lo spettacolo accompagneranno la storia con le musiche di Igor Stravinskij accentuando i momenti salienti e dando a tutto lo spettacolo uno spessore davvero notevole e godibilissimo. La voce narrante ci racconta così che il soldato Giuseppe dopo la guerra incontra un uomo (dopo poco scopriamo che si tratta del diavolo) che lo convince a seguirlo per qualche giorno a casa sua per insegnargli a suonare il violino e in cambio gli darà un libro che prevede il futuro e lo farà diventare ricchissimo. Solo che i giorni, senza che Giuseppe se ne renda conto, sono diventati anni e quando il soldato torna al villaggio nessuno lo riconosce più, né gli amici, né i familiari e neppure la fidanzata che si è sposata e ha due figli. La ricchezza gli è costata davvero cara e il prezzo che ha pagato è impietoso: adesso che è ricco, non è più felice. Vuole ritornare come prima ma mica è una cosa semplice! Giuseppe deve restituire al Diavolo i soldi che ha accumulato perché solo così darà al Diavolo quello che vuole davvero e, forse, riuscirà a sconfiggerlo. Ridare indietro i soldi al Diavolo non è, però, facile: lui vuole vincere sempre, ma non deve capire di essere vittima di un imbroglio. Giuseppe dovrà perdere tutto come se fosse vero: se vuoi liberarti del Diavolo, fallo giocare a carte e fallo vincere. Lui ama vincere. Il Diavolo è impersonificato da Marco Bonucci, che neppure questa volta delude le nostre aspettative regalandoci un personaggio credibile e ben caratterizzato. Bonucci ha dalla sua una straordinaria capacità mimica in questo caso esaltata da costumi diversi ogni volta che entra in scena, come le mille sfaccettature del Diavolo. Il violino. Giuseppe ha un violino all'inizio. Ma poi lo cede al Diavolo in cambio del libro. Il violino rappresenta la sua felicità, le cose belle e vere della sua vita ma quando lo riprende dal Diavolo, non funziona, non emette nessun suono. Non è il violino ad averlo tradito, ma è lui ad aver tradito il violino perché lo ha barattato per una facile ricchezza suggerisce la voce narrante. L'Histoire du soldat fu voluta da Stravinskij per ricordare lui stesso profugo con la sua famiglia dopo la Rivoluzione Russa del 1917. Gli tolsero tutto, sia le proprietà che i diritti di autore, lasciandolo in grande crisi economica. Ecco perché ideò, insieme a Ramuz, quest'opera che doveva essere semplice, senza tante complicazioni scenografiche così da poterla rappresentare in ogni villaggio svizzero. In realtà rimase solo un progetto perché arrivò la Spagnola che colpì l'Europa nei tre anni successivi, dal '18 al '21. Che fine fa Giuseppe? Si innamora di una principessa che sta male e che lui salva grazie al suo violino e ci permette di godere di venti minuti di balletto di Alice Valentini, ballerina e cantante professionista che alla fine esegue a cappella, un’emozionante Migranti, di Francesco Guccini. E le pergamene firmate all'inizio? Sono un patto stretto con il Diavolo e chi non le ha firmate, mi dispiace, se ne andrà in Paradiso, ci ricorda alla fine la regista Lucia Donati, con un pizzico di sana ironia.