PISTOIA. Essere socialisti in Germania, nella Germania che si lasciò cullare dal nazismo, era un’operazione identitaria quasi impossibile. Ma nonostante L’eccezione e la regola sia vicino a compiere cento anni, la morale di quella piccola e semplice parabola del drammaturgo Bertolt Brecht è ancora tristemente attuale; anzi, si è andata rafforzando, perché il fossato che divide il povero dal ricco si è ulteriormente allargato, con la funerea aggravante che le scosse telluriche divisorie non siano ancora finite. Rappresentarlo, dunque, oltre che teatralmente importante, diventa socialmente doveroso. E per questo, a Renata Palminiello, regista dell’omonima rappresentazione prodotta dall’Atp con il sostegno di Armunia, e alla sua fedele collaboratrice, Sena Lippi, andata in scena ieri al Funaro di Pistoia (si replica venerdì 17 novembre), rivolgiamo i nostri sentiti ringraziamenti, soprattutto in vista delle repliche mattutine (ore 10,15) che la rappresentazione effettuerà fino al prossimo 22 novembre per le scuole della città e della provincia di Pistoia. Così come ci congratuliamo con Maria Bacci Pasello, voce narrante, vocalista e moglie, in stato interessante, del portatore della disperata, tragica spedizione mongola; con Stefano Donzelli, guida troppo umana di questa corsa all’oro nero; con Marcella Faraci, infaticabile e onestissimo portatore, incapace di odiare, dunque di ribellarsi; con Mariano Nieddu (lo ricordiamo sontuoso ballerino), colonna sonora a percussione, frontaliere e giudice tribunalizio e con Jacopo Trebbi, odioso, cinico, sadico e violento mercante preoccupato solo di arrivare primo all’appuntamento con il giacimento, per la complessiva prova attoriale. Il problema, solo nostro, beninteso (il pubblico di quell’angolo meraviglioso di cultura che è il Funaro ha calorosamente applaudito lo spettacolo), è che l’avidità, il dolore, la rassegnazione e l’ingiustizia che trasudano dal testo non ci abbiano indignato come avrebbero dovuto. In platea avremmo voluto essere partigiani feroci della causa degli oppressi, avvocati infuocati e indignati dalla sentenza/farsa in tribunale, ma non ci siamo riusciti. Dipenderà solo da noi, probabilmente; siamo infatti convintissimi che il giovane pubblico degli Istituti secondari della città e delle sue propaggini che assisteranno allo spettacolo trarranno, dalla visione, prima di ogni altra cosa un importantissimo messaggio storico, sociale, politico. Questo potrebbe essere ulteriormente favorito dalla lettura del testo originale (ovviamente tradotto) che i professori che li accompagneranno farebbero bene a suggerire ai loro studenti; arrivare ad assistere a una rappresentazione teatrale conoscendo, almeno a grandi linee, il testo al quale si ispira, è buona norma, e non solo per chi siede ancora tra i banchi. Per quello che riguarda le emozioni, invece, non sappiamo fare alcuna previsione e non ci permettiamo il sadico lusso di immaginare che succeda quello che è capitato a noi. Anche se il marciare militare e ginnico con il quale si apre la scena, sia fonte, lusinghiera, di tanti buoni propositi, il resto della tensione nella visione stenta a mantenere il ritmo dell’esordio, per perdersi tra la finta ferocia del mercante, la non solidale lungimiranza della guida e la commovente inerzia del portatore, fino al processo, che non offre la dovuta drammaticità, senza alcuna ilare compensazione.