LE GUARDIE e i ladri si vedono solo per pochi istanti. Ma si capisce, soprattutto dall’aria che tira sistematicamente, soprattutto la notte, che quella è terra di confine. Siamo a Napoli, nel bel mezzo di una delle tante zone di degrado oltre ogni ragionevole giustificazione, dove vive e lavora Giovanna (Raffaella Giordano, purtroppo doppiata da Maria De Filippi) una maestra del nord, che nell’anti-zoo partenopeo, la comunità di recupero per adolescenti disagiati, la sua Masseria, con la complicità del Preside, prova a scippare all’ineludibile un gruppo di bambini. In quel giardino ignorato dai ladri e dalle guardie, oltre che da dio, più che protetto, arriva Maria (Valentina Mannino), L’intrusa, con i suoi due figli: un neonato che piange continuamente (e perché dovrebbe ridere, poi) e Rita (forse è lei, la vera intrusa), una meravigliosa adolescente, già incattivita.
Il padre è un camorrista spietato, che ha ucciso, per sbaglio, un innocente. Leonardo Di Costanzo, il regista non proprio giovanissimo, osserva tutti e tutto, da vicinissimo, con l’entusiasmo di un neofita e la profonda leggerezza di chi ha riposto da tempo le illusioni e le speranze; è un cultore della fotografia, il regista ischitano, appassionato di Sergio Leone e che si defila, con magistrale impegno politico, dalla cattedra dei soloni e dei dispensatori di medicine. Così è se vi pare, sembra voler dire, ma anche se non dovesse sembrarci, così è lo stesso, almeno in quell’angolo di paradiso artificiale, riscaldato oltre ogni ragionevole tepore dall’inferno circostante. Un film bello, importante, L’intrusa, che si disallinea, senza presunzione alcuna, ma con nitore esemplare, dalla corrente camorrista, neomelodica, di un’infinità di pellicole che guardano e raccontano Napoli senza fare ricorso al violento sangue dei Bassi, né allo struggente fascino di Mergellina. Non si vedono i quartieri Spagnoli, Scampia, Le Vele, nemmeno via Toledo, ma neanche il mare e pure il Vesuvio. È un film popolato da quei bambini che le mamme, tatuate e chiatte (i padri non si vedono mai: sono tutti in carcere o stanno cercando la strada per come andarci), provano a non dare in pasto alla logica sopravvivenza di quella città bella e morta. E ci sono loro, Giovanna e Maria, che si sfidano a duello, a distanza, lungo una linea, silenziosissima, di supremazia; senza vincitrici, né vinte.