di Ivano Montano
SALERNO. Caro Lucio ti scrivo, così mi distraggo un po' e, siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò. Da quando sei partito, c'è una grossa novità: i muti ancora non possono parlare, mentre i sordi già lo fanno, ma non sono certo parole gioiose. È vero, come dicesti, che ci sarà da mangiare per intere settimane, perché ormai siamo abituati a fare la spesa grande per riempire frigoriferi e dispense. Sai, Lucio, piacerebbe anche a me volare come le rondini. Ma non riuscirei, ora, a incontrare le espressioni dialettali, perché sono tutti chiusi in casa. Si, anche loro, anche i vecchi che leggevano i giornali. Caro Lucio, stiamo semplicemente aspettando che passi quest'anno, con la certezza che non ci sarà Pasqua e la segreta speranza che, l'anno prossimo, sarà davvero tre volte Natale. Per abbracciarci in famiglia due volte in più. Vedi, Lucio, non abbiamo ancora capito da dove arriva l'uomo invisibile che ci minaccia e ci priva di serenità e libertà.
Non sappiamo se ce lo ha portato un pipistrello, un esperimento chimico o un castigo divino. Sappiamo solo che non possiamo difenderci e nemmeno tanto possiamo sperare nella scienza, visto che per il vaccino se ne parlerà, se tutto va bene, tra un anno. Devono prima testarlo su animali, cose, fiori e città. Passerà tanto tempo immobile, altri moriranno. Chi di covid, chi di fame, chi di noia e chi di malinconia, perché non vede figli e nipoti da troppo tempo. Caro Lucio, nemmeno tu, nemmeno la tua mente illuminata e visionaria avrebbe mai potuto immaginare, scrivere e cantare un anno del genere. Ma, forse, è stato meglio così: sarebbe stato l'unico insuccesso della tua grande carriera.