La sola differenza, tra Pistoia e le molte altre città d’Italia nelle quali l’amianto ha fatto strike, riguarda le condanne ai responsabili. Lo scriviamo ora (ma ne abbiamo scritto e videodenunciato tanto, in tempi non sospetti, quando ‘unsisapeanulla) perché Elena Stoppini, giudice di Ivrea, ieri non ha guardato in faccia nessuno quando ha condannato, per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose ai danni dei dipendenti, Carlo De Benedetti, amministratore delegato e presidente della “Ing Camillo Olivetti spa” dal 1978 al 1996. Oltre ai cinque anni e due mesi comminati all’attuale editore, tra i condannati figurano il fratello Franco e Corrado Passera (solo per citare i rei più famosi). Le condanne sono figlie dei verdetti di Laura Longo e Francesca Traverso, le due pm secondo le quali i vertici aziendali non avrebbero impedito l’insorgenza del mesotelioma pleurico, tumore provocato dall’esposizione all’amianto, che ha provocato la morte di nove ex dipendenti, tutti addetti al montaggio delle macchine da scrivere usando l’asbesto contenuto nel talco che serviva per facilitare lo scorrimento delle parti di gomma, come i cavi, in quelle di metallo. Va bene, la Breda non esiste più: oggi si chiama Hitachi, ma i morti di via Ciliegiole, molti di più di quelli di Ivrea, nel frattempo non sono resuscitati!