NEMMENO il tempo di affezionarsi, che iniziano a scorrere i titoli di coda. Ma no, cazzo: è già finita! Va bene anche così, soprattutto in un evo, quello contemporaneo, che il tubo catodico secerne (Guzzanti docet) per lo più merda. Per fortuna che alla Rai, RaiTre per la precisione, non so chi, offra a Stefano Bollani e signora, Valentina Cenni, una ventina di minuti quotidiani, Via dei Matti numero 0, poco più, poco meno, incastonati all'ora di cena tra i vari telegiornali, che si rincorrono sulle cifre dei contagiati, ricoverati e morti da Covid. Incredibile a dirsi e crederci, ma quella delicatissima offerta di note e sorrisi bastano per riconciliarci con la vita, che passa attraverso la musica, la storia, la cultura e la bellezza. Stefano Bollani è, indiscutibilmente, uno dei musicisti più colti e artisticamente dotati dal Mondo e nonostante sappia di esserlo continua imperterrito a giocare, godendo e facendo godere chi ha la possibilità di ascoltarlo suonare i suoi ottantotto tasti, ma anche raccontare leggende e aneddoti attorno ai suoi maestri, che grazie al suo entusiasmo diventano fiabe per bambini. Valentina Cenni, che è sua moglie, pur non potendo vantare le stesse cifre artistiche del marito, è una donna particolarmente interessante: usa la lingua italiana con precisione, dovizia, sapienza e generosità, canta meravigliosamente e, fondamentale per l’uopo, riesce perfettamente a bucare lo schermo, grazie a una naturalezza teatrale e una bellezza decisamente genuina, che non ha mai bisogno di ricorrere ad alcun stratagemma per aver voglia, così com’è, vestita con jeans e stivali, senza nemmeno una spalla scoperta, di incontrarla e offrirle un caffè. E ogni giorno, giusto il tempo di salutare, accomodarsi sullo sgabello e solfeggiare un motivo che l’ha reso famoso, un ospite, che se ne va con la stessa naturalezza con la quale è entrato. Ci vuol poco a fare della tivvù di qualità, allora: basta affidarla a chi i numeri li ha conquistati studiando, con passione e sacrificio e non a chi li ha avuti in dote per disgustoso censo.

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