PISTOIA. Prepariamoci al peggio, o al meglio. Perché quello che non sono riusciti a fare Covid, guerre (e Aids, ma in tempi non sospetti) - radere al suolo il pianeta -, potrebbe riuscire a Gene Gnocchi (nella foto di Sara Bonelli), l’ex comico/cantante/autore/attore che da qualche mese, dopo il battesimo politico al Franco Parenti di Milano, è calato a Pistoia, nella patria della Bugia, al teatro Bolognini, per l’esattezza, presentando il suo nuovo partito, il Movimento del Nulla, che si prefigge, senza mezzi termini, di azzerare l’umanità e dare, ai pochi virgulti sopravvissuti, l’onore di (ri)scrivere la Storia. Scherza, naturalmente, il caustico umorista parmense - ma altrettanto si è pensato quando decisero di scendere nell’agone politico Silvio Berlusconi prima e Beppe Grillo dopo -, ma lo fa alla sua maniera, lasciando intendere, soprattutto a chi ne ignori la sua vis tragicomica, che un giorno nessuno potrebbe imputargli di non averlo detto. Il teatro, però – e qui scendiamo in un campo nel quale preferiamo sguazzare, senza timori -, nonostante la sua comicità anglofona sembra metterlo a riparo da ogni disagio, non è proprio il suo terreno ideale.

E la sua convention, che contempla, punto punto, ogni tassello fondamentale che ogni leader deve necessariamente affrontare, non dimentica di offrire una semplice, risoluta e infallibile panacea a qualsiasi problematica. Una via di mezzo tra lo sbeffeggiante anonimato dell’Uomo Qualunque, che in molti, comunque, presero sul serio, e lo sconcertante nichilismo dei giorni più vicini alle nostre sciagure che in troppi non han saputo derubricare a pantomima. La collaborazione scenica di Diego Cassani, spudoratamente conterraneo, ottimo chitarrista che deve travestirsi da nipote di Super Mario Bross per sopravvivere con leggerezza, ha dato al monologo del nuovo leader politico un piccolo grande contributo teatrale, che alla fine, comunque, non ha saputo tenere sulle corde l’intero spettacolo. E dire, che al suo comizio della Leopolda de noantri, c’era tutto quello che non può mancare: bandiere, gigantografie, slogan, inni, gadgets e magliette di diversi cromatismi, ognuna inneggiante un motto. Ma Gene Gnocchi è ormai entrato, completamente e perfettamente, nel tubo catodico e uscire dagli studi televisivi per affrontare i palcoscenici restando indenni è un’operazione davvero complessa e tra l’altro molto rischiosa. E nonostante non ci meraviglierebbe affatto se nel giro di breve dovese davvero conoscere la luce un qualsiasi Movimento ispirante al Nulla - sarebbe il caso che nascesse un Movimento 5 Stalle, con tutti gli isxcritti, compresi simpatizzanti e avversari, costretti a pascolare - consigliamo al comico fidentino di proseguire la carriera continuando a macinare piccole gemme giornalistiche (i suoi microeditoriali sulla Gazzetta dello Sport: Il rompipallone) e brevi, ma taglienti e sarcastici, raid televisivi.

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