di Dora Donarelli

PISTOIA. Chi sono? Una superstite? Una nuova sensazione mi invade spesso quando ascolto, ormai da più di un mese, quei numeri strani abbinati alla sofferenza, alla morte, al sacrificio generoso di anime buone. Che fare? Vivo in un posto dove il verde, la luce, i profumi abbondano; posso muovermi, fare le cose di sempre o quelle che avrei voluto fare in passato e magari faccio poco ugualmente. Che cosa è cambiato? Che cosa cambierà? Qualcuno si è accorto che ci sono energie infinite in noi e che forse non le abbiamo mai usate nella direzione giusta? Qualcuno scopre la sua fragilità, la sua impotenza? Qualcuno ricorda un miracolo che un amico un giorno ha fatto per lui? Qualcuno è fiero di sé per quell’amore che ha saputo vivere intensamente? Qualcuno non si sente solo perché ha persone con lui e qualcuno si sente solo anche se ha persone con lui. Qualcuno ha paura? Io no. Ho incontrato tanti che si sono fatti scappare le opportunità che la vita propone. Siamo sordi spesso alle emozioni che ci riempiono, vittime di schemi scoperti e raccontati da altri. Questo è uno dei momenti nei quali l’intensità della vita vissuta riaffiora.

Come abbiamo gestito momenti difficili? Quale coraggio nell’essere liberi di amare? Io mi scopro serena, forte, nonostante l’anagrafe mi ricordi che sono in lista. Ricca di tutta quella intima forza che mi aiuta da sempre, giorno per giorno, ad amare le cose più piccole e quelle più grandi. Forte è chi ha la saggezza di riconoscere la differenza tra le cose che può cambiare da quelle che non cambieranno mai, perché è importante trovare la forza per le prime e il coraggio per le seconde. Dobbiamo per forza aspettare la tempesta per capire quanto sole ci può essere? Perché non recuperare il lessico del rispetto, della gentilezza, della cultura, quella che del buon senso e prepararsi veramente ai tempi che verranno che, per quanto diversi dal passato, non potranno prescindere da questo? Le ore passate con i detenuti mi hanno insegnato il senso della libertà, quella dell’animo non fisica; quelle con le amiche del campo Rom che l’uguaglianza è una certezza; la mia scuola l’incantesimo di essere giovani e via così. Qui, in questi giorni, specialmente quando scopri che la piana fino a Firenze ha un silenzio non silenzio diverso da quello che credevi fosse silenzio, ti senti ancora più intimamente congiunta con te stessa e allora ti riappropri ancora di più del tuo corpo, delle tue passioni, dei tuoi sogni, del tuo entusiasmo per la vita: domani è un altro giorno, si vedrà

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