di Simona Priami
DOPO la stupenda trilogia, arriva Le nostre anime di notte, romanzo breve di Kent Haruf (1943 – 2014), uno degli scrittori americani più letti negli ultimi anni in Italia, maestro ormai indiscusso che, come al solito, ambienta la storia nella sua amata Holt, un’immaginaria città di provincia nel Colorado. L’autore presenta una trama dolce e molto originale, sicuramente fuori dagli schemi: due anziani vedovi, vicini di casa, decidono di incontrarsi la notte, dormire insieme, nella solita camera, nel solito letto e al buio, parlare, raccontare il proprio vissuto, descrivendo gli affetti, le ambizioni, gli errori commessi, le sofferenze, le perdite subite, i lutti, le solitudini, le gioie e le paure. Nel cuore della notte, nel centro dell’America, nelle pianure steppose e deserte, tra le montagne impervie e rocciose, due vecchi parlano e due vite, a sprazzi, emergono dal passato. Parlare, semplicemente parlare, diventa per loro terapeutico, gesto catartico e liberatorio; il raccontare è all’origine della letteratura, è sempre esistito fin dall’infanzia del genere umano, anche nella nostra epoca tecnologica e frenetica, l’essere umano sente il bisogno irrefrenabile di raccontarsi, liberamente, senza vincoli di tempo. I due protagonisti, Addie e Louis, sono felici grazie a questi incontri, ma ad Holt, ancora legata a una mentalità di provincia, questa anomala situazione è vista e chiacchierata; a loro non importa perché stanno bene, soprattutto non importa a Addie; è stata lei a prendere l’iniziativa e desidera continuare.
Il nipotino di Addie, Jamie, viene abbandonato dalla mamma e affidato al padre, figlio di Addie e lui decide di portarlo dalla nonna e farlo rimanere con lei almeno per l’estate, anche perché deve risolvere grossi problemi di lavoro. Vengono sommariamente descritte le forti liti tra i due genitori che non sono riusciti e non riescono a venirsi incontro. Jamie è molto scosso, ma grazie ad Addie e Louis riuscirà a trovare lentamente la serenità. Come accade nelle storie di Kent Haruf, la famiglia istituzionale crolla e quella fatta di affetti (ma anomala rispetto al pensiero dominante) è felice e viene descritta come aggregazione basata sul dialogo, sull’ascolto e sul rispetto reciproco. Addie, Louis e Jamie trovano interessi in comune, si fanno compagnia, si vogliono bene; il bambino fa esperienze, comincia a conoscere l’ambiente circostante, gli animali, le piante, i rumori, apprezza la bellezza del paesaggio. L’estate ad Holt trascorre serena, Jamie si rigenera, crede ancora negli affetti e sta meglio; la mamma però torna a casa, di conseguenza il padre verrà a prenderlo e si dimostrerà contrario agli incontri dei due vedovi. Questa amicizia continua forte e determinata: gli anziani non solo si desiderano, ma vanno anche a divertirsi, a teatro e a dormire in un hotel lussuoso; inoltre passano giornate a contatto con la natura incontaminata della zona, è toccante la scena dei due corpi vecchi e nudi che si immergono nel torrente freddo, in un abbraccio forte con la terra e con l’acqua, un panismo rigenerante e come dice Addie, se ci vede qualcuno, non mi interessa. Lo scrittore descrive con dolcezza anche particolari inutili e apparentemente banali, oggetti del quotidiano, non importanti nella storia; dalle tovaglie del ristorante, al canile dove Jamie sceglierà la sua nuova amica, dalle abitazioni della cittadina agli alberi e, come sempre, dal vento del Colorado al caldo della pianura; tutto questo comunica lentezza e tranquillità, come se il lettore ne avesse bisogno, creando un’atmosfera leggera, cristallina, quasi onirica. Lo stile pacato e raffinato rimane il solito anche per gli avvenimenti più importanti come la morte improvvisa di Ruth, vecchia signora amica dei protagonisti e lo scrittore dimostra di non alterarsi neppure quando il figlio di Addie (vittima delle forti incomprensioni con la moglie) contrasta il rapporto della sua mamma con Louis fino a fare in modo che non si vedano più. L’atmosfera magica e ovattata di Holt abbraccia teneramente tutti gli aspetti della vita, dando a questi un ritmo lento e rassicurante. Questa bella storia d’amore termina con i due personaggi principali che distanti per le circostanze, si cercano e parlano per telefono, nello stesso momento il bambino è con i genitori che stanno litigando. Il grande successo di Kent Haruf? La bellezza nelle poetiche descrizioni di Holt, la scrittura tranquillizzante, la costante ricerca e conquista della serenità, l’emozionarsi davanti al gesto quotidiano, l’epifania della semplicità. Poetico e delicato anche il film con Robert Redford e Jane Fonda che ripropongono, dopo tanti anni, la coppia vincente del capolavoro A piedi nudi nel parco.