di Simona Priami

SIAMO a Napoli, l’amata città di Maurizio De Giovanni, sempre più luminosa e variegata, profumata, bella ma complessa, durante una limpida e fiorita primavera, sono i difficili anni del Fascismo; il commissario Luigi Alfredo Ricciardi, personaggio introverso e solitario, si trova ad affrontare un altro caso delicatissimo, difficoltoso e singolare; vicino al luminoso mare partenopeo, viene trovato un cadavere barbaramente ucciso, una scena straziante: la vittima è un anziano prete, amato da tutti, Angelo, di nome e di fatto, un teologo, uno studioso, un confessore amico di tante persone, anche quelle importanti e nobili, personaggio vicino a tante famiglie anche quelle in vista, anche quelle che contano, ma che nascondono oscuri segreti. Il commissario è ancora costantemente torturato dal suo terribile segreto, egli ha spesso le visioni dei defunti di morte cruenta, sono fantasmi che chiedono aiuto, possono apparire quando vogliono, gridano, si muovono e parlano, ripetendo frasi enigmatiche ma significative, legate al momento del distacco dalla vita, un messaggio reale, ma da decifrare; possono essere bambini, ragazzi, donne, uomini, vecchi; sono spesso squartati e sanguinanti.

Anche a causa di questo segreto Luigi Alfredo è sempre solo, silenzioso, sofferente, chi potrebbe tollerare una vita con chi è circondato da fantasmi? Nonostante la sua caratteristica sovrannaturale che lo aiuta a risolvere i casi, la capacità ragionativa rimane lucida e razionale, le sue intuizioni sono geniali; la madre, dolce e delicata, lo ha lasciato quando era ragazzino, morendo giovanissima. Da allora vive con la fedele domestica, ama passeggiare per la città, osserva tutte le realtà, non si scandalizza mai, non ha pregiudizi, rispetta tutti, rispetta la chiesa e la religione, è amico del parroco a cui spesso chiede consiglio, ma non crede nella vita dopo la morte, la vita, secondo lui, è tutta lì. Il cadavere di Angelo comunica al commissario le sue ultime sofferenti frasi: Io confesso, ti confesso, lascialo stare, lascia che viva, io ti confesso… ma cosa significa? I fatti porteranno a riflettere sulla parola confessione che ha numerose sfaccettature, anche contrastanti.  Un’indagine accurata e difficile che condurrà a luoghi sacri e aprirà squarci su realtà diverse, come la comunità dei confratelli gesuiti o scuole e università teologiche del presente e del passato. Ricciardi è affiancato dal simpatico e fedele Maione, sincero e onesto brigadiere, che ha alle spalle una numerosa famiglia e nel cuore un grande dispiacere; oltre a questa vicenda, è impegnato in un caso difficile, dal punto di vista lavorativo e umano. Importante per l’indagine, risolutivo e pratico è il dottor Modo, ironico, ribelle, brillante e amante dichiarato dei piaceri della vita. Maione conosce troppo bene il commissario, sono affiatati, si compensano, un’alleanza perfetta, Modo invece è molto diverso da Ricciardi, sono agli antipodi, ma si capiscono alla perfezione. L’indiscusso talento dell’autore, grazie allo stile brillante, scorrevole, lineare, velato di sfumature ironiche e insegnamenti di vita, porta il lettore dolcemente fino alla soluzione del mistero, un mistero che, come spesso succede nelle storie di Maurizio De Giovanni, come in questo Il purgatorio dell'angelo, sembrava irrisolvibile; un groviglio illogico che solo grazie all’intuizione del protagonista che conserva sempre la sua lentezza e la sua eleganza, verrà districato. Ci sono molti altri personaggi secondari, ma non meno ben costruiti e importanti: Enrica è la vicina di casa, dolce fanciulla che ha rapito il cuore del commissario con la sua semplicità; Ricciardi, la sera, dalla sua finestra, la guarda vivere nella quotidianità, e il suo guardare è momento di rilassatezza, di evasione dalle brutture del lavoro, purtroppo sa che non potrà mai vivere quella quotidianità;  poi c’è la bellissima e sofisticata Bianca, la contessa dai modi aristocratici e il fascino irresistibile, non manca il femminiello Bambinella, che sfrontato ma tenero, risulta fondamentale nella storia per la sua indiscussa capacità di sapere, prima di tutti, tutto di tutti! La solita splendida scenografia napoletana si presenta in netto contrasto con le brutture narrate, Napoli di giorno e di notte, i quartieri, il lungomare, via Toledo, Posillipo. Le vicende che ci racconta Maurizio De Giovanni sono come uno spaccato di vita, di umanità, leggendo ogni suo romanzo si entra in un mondo fatto di sentimenti, passioni negative e positive, segreti e rancori; si conoscono tanti personaggi sempre ben costruiti, ci si affeziona e si segue le loro vicende, un pezzo della storia entra a far parte della nostra vita. La versione televisiva del commissario Ricciardi in onda da gennaio, con la regia di Alessandro D’Alatri, ha avuto un grande successo, ottima ricostruzione della città, recitazione eccellente sia del protagonista, Lino Guanciale, che degli altri attori, fino alle comparse, puntate molto piacevoli, educative e capaci di far riflettere.

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