di Sura Bizzarri
APRIRE gli occhi è un gesto comune. Non per chi è nato da poco, non per chi ancora deve assorbire meraviglia e stupore. Il grande corpo della madre è sospeso accanto a lui, nell’abisso, che la sua percezione ancora non riesce a concepire completamente. La temperatura è piacevole, il silenzio appena increspato da piccoli movimenti curiosi. Un picchiettamento di puntini frastagliati, là sopra, in alto, scuote la superficie che diventa maculata. Piove! Persino qua, nel profondo, si avverte quella punteggiatura disordinata che cade dal cielo. Sotto la superficie, nella pancia più profonda del frutto, protetto da una distanza che pare infinita, Jiiiii avverte con piacere la sensazione di protezione animata che quel picchiettare in superficie rende ancora più intima. I movimenti sono lenti e fluidi, il mare appena mosso è oleoso e caldo. Il suono si disperde in tanto spazio, si espande in grossi cerchi concentrici. Jiiiii ha un’attività onirica molto intensa. È piccolo, dorme molto. I suoi sogni sono inconsapevoli; contengono l’abisso, la vicinanza della madre che è in realtà parte stessa di lui. Naturalmente Jiiiii non crede nel destino. Per la verità neanche ha la consapevolezza completa di sé stesso. Impossibile possa concepire o meno un disegno nell’ambiente dove è contenuto, dove, inspiegabilmente, da un momento all’altro, ha cominciato a esistere.
Tuttavia, nel poco tempo trascorso da quando è stato espulso dal corpo della madre, ha preso coscienza del nuovo involucro nel quale galleggia, accanto, ma non più dentro la pancia che lo ha incubato. Riconosce la luminosità, la temperatura, avverte la protezione del grosso corpo costantemente accanto a lui, percepisce movimenti leggeri o persino bruschi che agitano e increspano il suo ambiente vitale. Il suo punto di riferimento, il prolungamento di sé stesso, sua madre, lo orienta e lo conduce. È il comportamento di lei a guidare il suo. Ha imparato a percepire l’equilibrio perfetto. Questo è abbastanza, o almeno tutto quello di cui ha bisogno. Silenzio, piccole scosse, ritmi, sonno, veglia, cibo, movimento. Eppure, già nella sua breve e immatura esistenza, Jiiiii conosce il significato di pericolo. Che equivale alla rottura di quell’equilibrio che gli permette di vivere sereno. Non si chiama destino, non si chiama avvenimento e neppure caso. Equivale piuttosto al cambiamento. È quando avverte un sussulto nel corpo della madre che Jiiiii apre gli occhi in un movimento rapido. Una grossa ombra ha oscurato il suo ambiente, ha interrotto l’equilibrio del benessere. Qualcosa di molto grosso, più di sua madre, sta sopra di loro, là in alto. E impedisce a quei piccoli puntini di pioggia di proiettare la loro ombra confortante. Uno sciabordio forte muove la corrente e piccoli movimenti veloci piroettano intorno a loro. Sembra che l’intera popolazione del mare stia fuggendo da qualcosa. Jiiiii introietta e segue la paura della madre. Non possiede la sua esperienza né conosce minimamente la topografia dell’ambiente nel quale è precipitato, proprio come una goccia dal cielo, ma trova completa protezione nel corpo della madre, solo a quello può affidarsi. L’acqua si intorbida, la luce filtra sempre più opaca, la visibilità si annienta e un odore ferroso, di paura, passa attraverso la sua corteccia cerebrale. Il mare è impazzito. Un grosso corpo si dibatte, proprio sopra di loro. Oggetti scintillanti, dal rumore sinistro che batte e fa stridere l’acqua, si conficcano nel suo corpo e il sangue fuoriesce copioso. La sua consistenza densa e dolciastra arriva in profondità, annebbia la vista, eccita la paura; l’acqua stessa pare contorcersi per evitare le sferzate. La madre guida Jiiiii. Lei sa che bisogna procedere con calma, quasi a nascondere la propria ingombrante presenza. E la pioggia, là sopra, batte più forte, come se potesse scivolare e lavare il sangue, rimescolare l’odore forte della paura. La mattanza è cominciata. Il dibattersi disperato di quel corpo trasmette scosse violente, incarna il significato stesso di paura. La vista di Jiiiii è opaca, il senso di orientamento sballato; capovolto, disorientato, poi capovolto di nuovo. Cerca di mantenersi attaccato alla madre, per la prima volta capisce di essere un’entità diversa da lei, fa fatica a rimanerle saldamente incollato. Qualche lama d’argento, di quel metallo freddo e lucente, scende in profondità, sente il fischio gelido del suo calare rapido. Bisogna evitarle, sembra dirle la madre, nel guidarlo verso anfratti che restano vaghi e imprecisi nell’acqua torbida e violacea di tanto sangue. L’odore di morte ormai pervade tutto. Difficile orientarsi verso la salvezza, per sfuggirgli. Jiiiii si è fatto per quanto possibile ancor più piccolo. Il suo cuore impazzito cerca conforto in quello della madre, anch’esso accelerato e martellante. Insieme ascoltano i tonfi sordi del corpo che si dibatte e sopportano la martellante insistenza di quell’entità che, senza sosta, trafigge, buca, sciupa irrimediabilmente il corpo lucido e liscio del grande mammifero argenteo. Il tempo sembra interminabile ma, inspiegabilmente, così come è cominciata, la mattanza finisce. I movimenti si fanno meno violenti. Gli aguzzini hanno fiaccato il nemico e lo issano su quel grosso oggetto che riesce a mantenersi in superficie, leggermente ondeggiante ma sempre lì, a proiettare la sua ombra cattiva. Trascorre diverso tempo di attesa. La lotta è finita ma tutto resta fermo, congelato, finché la grossa ombra non scompare dalle profondità e il mare rimescola i residui dello scempio. Tanto sangue e corpuscoli e quell’odore che non vuole attenuarsi, nella coscienza. La madre sa che Jiiiii dovrà ricordarlo, l’odore della morte, per potersene allontanare ogni volta che lo sentirà avvicinarsi. Solo il tempo e il passaggio di correnti provvide ripuliranno il campo di battaglia e faranno tornare l’acqua luminosa, cristallina, felicemente costellata dai puntini gioiosi della pioggia. Tutto è relativo; il caldo e il freddo, il bene e il male, l’intensità delle cose. Ma le lacrime, quelle degli umani e quelle che i pesci non riescono ad emettere, rendono simile e infinitamente fragile qualsiasi esistenza. Buongiorno Jiiiii! Che la paura possa proteggerti da ogni errore di navigazione, che possa salvarti da qualsiasi mattanza incrocerà il tuo tragitto, che aiuti il tuo corpo lucido e imponente a superare ogni tempesta.