PISTOIA. Protetti dai fregi del Della Robbia e innervositi da quel pezzo di ferro appoggiato proprio lì davanti, Pistoia, ieri sera, ma come succede un po’ tutte le volte che in piazza XXIII si suona, è parsa Parigi, con il jazz in sottofondo a fare da sfondo a una città che sente la necessità di (ri)nascere. A facilitare l’opera di resurrezione ci han pensato, con la loro classe cristallina e la loro naturale disinvoltura, Cris Pacini al sax, Daniele Gorgone al piano, Nino Pellegrini al contrabbasso e Giovanni Paolo Liguori alla batteria (nella foto, gentilmente concessa da Alessandra Sulpasso), invitati dal Comune di Pistoia a impreziosire la sesta delle nove serate della Festa della Musica. Nonostante un impensabile refrigerio, sodalizio ideale per riprendersi le piazze, tutte, dopo diciotto mesi di inenarrabile morte, paura, buio, dolore e sconforto e un’offerta musicale degna dei più prestigiosi anfiteatri, tra l’altro a ingresso libero, la città ha risposto come non serve più meravigliarsi, e cioè con la solita inspiegabile avarizia e distrazione, perdendosi così un’ora e mezzo di jazz delicatissimo.

Ad assistere al concerto, in compenso, un tuffo genuino, con tutti i rischi possibili e immaginabili di contaminazioni, nel jazz e nelle sue necessarie divagazioni sonore, un pubblico non certo numeroso, ma decisamente selezionato, che ha seguito, con sacrale attenzione ed elegante partecipazione, parte del rosario apocrifo snocciolato dai quattro musicisti, quella religionejazz che non ammette passanti, visitatori distratti, turisti partiamo la mattina e torniamo la sera. Chi si è seduto sulle poltroncine disposte in modo tale da garantire la dovuta precauzionale distanza, non si è lasciato tentare dal telefonino e ha evitato di guardare che ore fossero, scegliendo il trasporto gratuito verso il caldo della musica. Il quartetto, che per innata confidenza è parso convivesse da anni sullo stesso palco, ha regalato meravigliosi standard e ha messo per l’ennesima volta in risalto le doti del padrone di casa, Cris Pacini, un artista geniale, irriverente, capace anche di solfeggiare con il bocchino del sax amplificato dal bicchiere rimasto, troppo presto, vuoto. Nemmeno un piccolo inconveniente tecnico capitato dopo le prime battute dell’esibizione, tra l’altro risolto prontamente dagli addetti ai lavori, ha lontanamente irretito i quattro protagonisti, che dopo una lunga indigestione di silenzio sofferta ognuno nei propri rifugi antiatomici, hanno potuto ridare vita, lustro e ragione ai loro strumenti, rimettendoli nella condizione, ideale, di esistere. Una dozzina di brani, abilmente allungati in virtù degli accorgimenti prodotti da ogni singolo strumentista, numerosi classici assoli da repertorio e quella bocca di fuoco al sax, arcinota in città, ma ancora capace, come se si trattasse della prima volta, di sbalordire. Con questo fine settimana, la rassegna chiuderà i battenti; stasera, venerdì, con il Gospel Night e poi le due serate conclusive, sabato e domenica, entrambe a denominazione certa e controllata: Aspettando Pistoia Blues 2021. I primi a salire, sabato, saranno gli Electric G Experienze, prologo agli AB29; domenica, Leo Boni Trio. Ai pistoiesi che preferiranno fare altro raccomandiamo di affacciarsi ai terrazzi, intonando Volare o Azzurro e senza dimenticare di esporre il tricolore, che ci fa sentire tutti così maledettamente uguali, tutti così un po’ ultrà.

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