di Chiara Savoi

COLLE VAL D’ELSA (SI). Una cornice usuale per chi scrive. Un locale speciale, Bottega Roots, a Colle Val d'Elsa, che riapre dopo la chiusura per lavori di ristrutturazione e naturalmente per il Covid. Un luogo che mescola sapientemente cultura e gastronomia, buona musica e piatti prelibati, spettacoli teatrali e cene a tema. Stasera c'è O' Zulù, Raiz, lo storico cantante dei 99 Posse. Sto cercando di trovare le parole Sto cercando nelle pause i silenzi Manteniamo le distanze La cura c'è, non fare finta Niente sarà mai più come prima, si sente in ogni singola rima. Un pugno allo stomaco da subito, da quando O' Zulù inizia lo spettacolo/concerto dicendo che ha deciso di togliere il beat perché è nei silenzi che arrivano i messaggi veri. Finisce la prima lettura, il violino che lo accompagna tace e lui ci saluta e spiega che il testo che ha appena letto, con rabbia e passione (come farà per tutto lo spettacolo) lo ha terminato pochi mesi fa e che il prossimo anno sarà una canzone con i 99 Posse. Ho passato i primi anni a riempire i silenzi e ora voglio dare spazio a questi silenzi. A togliere il beat perché è nei silenzi che le parole fanno uscire il dolore. Il concerto è un ripasso dei suoi trent’anni di esperienza. Inizia a Napoli e finisce a Genova, al pestaggio durante il G8. Il primo atto, lo ripetiamo, è un cazzotto nella pancia. È dolore. È rabbia. E noi tutti col fiato sospeso a viverla e riviverla quella rabbia.

Accompagnato dal violino di Edo Notar Loberti, il primo atto si conclude con questa capa a terra del vulisse esse, la chiave per ricordare i pestaggi di Genova. Poi Bella ciao col beat. E infatti inizia una base ritmica forte, pompata. Il secondo atto inizia il 21 luglio 2001. Prima di Genova si sentiva disposto a dare risposte, ma dopo Genova aveva tante domande. Doveva liberarsi di zulù e così andato lontano, in Siria Palestina Kurdistan dove non lo conoscevano. E dove lì, Genova, era tutti i giorni. E mentre racconta questo, il violino lo accompagna con note stonate che piano piano diventano melodia mentre parla di Stefania, del matrimonio e del figlio che però fanno parte del racconto del terzo atto. E così nel secondo atto racconta, accompagnato dal violino che suona un pezzo dei Metallica lentissimo, che abbiamo bisogno di parole ma che le parole dicono troppo cosa non si deve fare: Guardare ma non toccare. Non risparmia nessuno. La società, i magistrati, i poliziotti, le banche, il progresso, gli ipocriti, i drogati, i disadattati, i potenti, i bugiardi, i per bene" e quelli nati male. Parla, urla, legge, alterna l'italiano al napoletano come si trova anche nelle canzoni perché i testi che legge sono le canzoni dei 99 Posse e ha ragione lui: se si toglie il beat, i testi arrivano meglio. Il terzo atto parte dalla nascita di suo figlio e inizia con dormi tranquillo, una ninna nanna dolce e dolorosa, accompagnata dal violino e dalla base musicale col beat. Che potenza incredibile. Che botte allo stomaco. Il pubblico ascolta in silenzio, rapito dalla sua forza, dalla sua rabbia e dalle sue emozioni Io vengo dall'inferno e m'ha salvato la poesia. La mia musica mi rende libero. Tremila concerti e in tutti ha sempre fatto curre curre guaiò. E così ce la canta, facendoci ridere perché usa una musica dj Skrillex perfettamente adattabile e senza che il famoso dj lo sappia. A fine concerto ci avviciniamo e gli diciamo grazie per la botta nella pancia, per l'emozione di aver condiviso la sua vita, per la rabbia giusta che ci ha trasmesso e realizziamo che non ci sono domande, perché ha già detto tutto lui, O' Zulù

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