di Federico Di Pietro

PISTOIA. Fondamentalmente non sarei un feticista delle scalette. Però, sì, mi piace chiederle quando finisce un concerto, soprattutto quando sento il bisogno di andare oltre a ciò che ho ascoltato e visto. Soprattutto ascoltato. E quindi ieri sera l’ho chiesta. Non essendo un critico, un musicologo o un giornalista musicale, non saprei slanciarmi in analisi tecniche o musicali di quello che ho visto (e ascoltato) ieri sera. Ciò che posso fare è tentare di spiegare quello che io ho visto. Ma la domanda sorge spontanea: cosa è successo ieri sera? Nella medievale cornice della Fortezza S. Barbara, per la terza serata del Serravalle Jazz, è andata in scena la cerimonia di ritiro del premio dedicato all’eclettico indimenticato pianista senigalliese Renato Sellani. Ma non tutto è andato secondo i piani. Il Maestro Enrico Rava, vincitore nonché ospite della serata, purtroppo, per motivi personali, non ha potuto essere presente all’evento. E quindi? E quindi ci ha pensato Flavio Boltro che, insieme al trio jazz Modalità trio (formato da Nico Gori, Massimo Moriconi ed Ellade Bandini) al pianista Piero Frassi e la cantante Stefania Scarinzi hanno dato volto e colore a una serata di puro jazz d’autore.

Come ha ricordato Nico Gori, Boltro non ha sostituito il Maestro Enrico Rava, ma si è propriamente esibito. Nota degna di essere riportata. La serata, animata da una brezza che ci fa ricordare quanto sia più vicino ottobre rispetto a giugno, si apre sulle esuberanti note di S. Louis Blues opera di W.C Handy, eseguite dal trio con visibile piacere artistico. Anche se nella vita è sempre meglio meno, sul palco è stato decisamente meglio il contrario. Già con Voyage di Kenny Barron, al trio si è unito l’eclettico pianista jazz Piero Frassi dando vita a un connubio di vera armonia e delicatezza. What if? È il momento di Flavio Boltro. È il momento di Bye Bye Blackbird. La versione che tranquillamente si può affiancare a celebri cover del passato, ci porta inesorabilmente a essere i protagonisti Sonnambuli dell’opera di Hopper. Gli omaggi però non sono finiti, anzi. Grazie alle esecuzioni di Brazilian Like, Little Piece in C for U e Manhattan, una nuova luminosissima ombra si è stagliata nella cornice della Fortezza S. Barbara. Quella di Michel Petrucciani. Flavio Boltro, infatti, è stato membro del sestetto del grande pianista francese. Quale miglior ricordo del maestro francese se non quello di far rivivere la sua arte? Le sorprese però non sono finite e per gli ultimi brani sul palco è risuonata la voce di Stefania Scarinzi. Se per A time for love la delicatezza della voce è stata accompagnata con una grazia innata nei movimenti e nella mimica, con But not for me, ogni spettatore presente, con la memoria, ha viaggiato nelle proprie esperienze più intime e nelle delusioni meno cicatrizzate. Un viaggio di sola andata. Un viaggio senza sosta, quasi delicatamente precario, che ci fa rimanere as a babe in arms ogni volta che Stefania Scarinzi dipinge quelle tre parole: Weaver of dreams. È proprio questo forse il brano più complesso, perché richiede uno sforzo aggiuntivo: chi è il nostro tessitore di sogni? Il concerto si è chiuso con una doppia promessa del direttore artistico Maurizio Tuci, nonché membro della giuria del Premio Sellani insieme ai componenti di Modalità trio, Stefania Scarinzi e Piero Frassi: che il prossimo anno il Maestro Rava verrà personalmente a ritirare il premio e che il Serravalle Jazz tornerà a essere organizzato nella suggestiva cornice di Serravalle Pistoiese, luogo che ha propriamente originato la manifestazione. Che dire? In un biennio in cui di musica dal vivo si è parlato solo per decifrare le regole da rispettare tassativamente durante le esibizioni, tornare a parlare di suoni e di storie fa tutt’altro effetto. (Foto di Simone Chelucci e Lorenzo Marianeschi)

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