VICCHIO (FI). Sulla garanzia musicale che le avrebbe garantito l’emiciclo strumentale di cui si è armata per sostituire, all’ultimo tuffo, l’indisponibile Eric Turner, si avevano ben pochi dubbi; da quanti anni, per fortuna, scriviamo e scriviamo di Pee Wee Durante all’organo Hammond, Enrico Cecconi alla batteria, Dimitri Grechi Espinoza al sax e, per onor di cronaca (non li avevamo mai sentiti prima), Marco Gagliero al basso e il giovanissimo Zeno Marchi alla chitarra. Con un palco musicale di tale spessore, il Jazz Festival Giotto di Vicchio, nelle meravigliose e inquietanti campagne fiorentine, poteva riposare sereno tra due guanciali. Ma il tocco vocale, la padronanza scenica e la facilità dell’estensione del diaframma sfoggiata da Karima Ammar hanno fatto il resto, trasformando una bella serata di musica in un concerto da applausi, compresa la collaborazione, per tre quarti d’esibizione nascosta, dietro le quinte, seppur microfonata, di Linda Palazzolo, che si è materializzata sul palco solo poco prima del bis, dando finalmente un nome e un cognome a quella voce che supportava Karima nei cori. La serata era della cantante creola di origini algerine nata a Livorno 37 anni fa; e lei, con estrema nonchalance, nonostante i timori di prove fatte alla ben meglio solo con il ticchettio dello scandire del tempo come una spada di Damocle, se l’è presa, traghettandola trionfalmente dall’altra parte della riva.
Lo ha fatto nella maniera migliore, in quella che le riesce meglio: cantando a occhi chiusi, percussionandosi il petto con il palmo della mano destra, sollevando il microfono stretto nelle mani più in alto, su un lato, come se si trattasse di un megafono, accompagnando i ritmi funk, R&B e jazz promessi e mantenuti con il lento ciondolare del corpo, come se la musica intorno la dovesse avvolgere, contaminarla e poi fuggire via alla caccia dello spettatore più attento, emotivamente coinvolto. Certo che non la scopriamo noi, Karima Ammar; nonostante la virtuale giovane età, è sulla cresta dell’onda mediatica da oltre quindici anni, non tenendo nella debita considerazione le sue prime apparizioni a Bravo Bravissimo e Domenica In, che risalgono alla sua adolescenza. Ma dal 2006 in poi, da una delle prime edizioni di Amici (confessiamo di non averne mai vista una) e dal comune consenso, sia popolare, che degli addetti ai lavori, che riscuote, Karima smette di essere quell’enfant prodige di cui si parlava ormai da tempo negli ambienti disposti a molla sul panorama della notorietà e si trasforma, dagli studi di Canale 5, in una delle più giovani e autorevoli voci di musica colta, approdando, nel 2009, al Festival di Sanremo, tra le nuove proposte, presentandosi (forse in onore di Sandie Shaw), scalza. Ieri sera a Vicchio, nella penultima serata (il duet Jannacci, previsto per stasera, 27 marzo, è stato posticipato a giovedì 7 aprile) della nuova edizione del Festival Giotto che ha saputo restare in standby pandemico e riproporsi come se nulla fosse stato (mascherine, quelle sconosciute), Karima ha dato libero sfogo a tutto quello che ha ascoltato, imparato e rielaborato in tutti questi anni, dando vita a un’esibizione degna delle migliori e più suggestive tradizioni, inanellando, a ripetizione, con il solo supporto di piccoli, impercettibili, sorsi d’acqua, un sontuoso repertorio di cover, che hanno ulteriormente impreziosito la sua straordinaria adattabilità vocale. Ha esordito, dopo un intro funk che ha immediatamente catapultato Pee Wee nel suo emisfero ideale, con Kissing my love di Bill Withers fino a chiudere la parabola della serata con Ordinary people, di John Legend, del quale ebbe l’onore di aprire il concerto proprio in una delle serate del Summer Festival lucchese, nel 2007. Lo ha fatto, visto che la serata stava volgendo trionfalmente alla fine, liberandosi delle scarpe con tacco a spillo calzate fino a quel momento e congedandosi dal pubblico come preferisce: a piedi nudi. Nel mezzo, Spanish joint, A long walk, Window seat e una decina di altri brani, tra soul e blues, tra jazz e jazid, con la stessa naturale, meravigliosa, autorevolezza, brani che potete tranquillamente trovare e ascoltare, in modulazione di frequenza, soprattutto la sera, dopo le 21, su Radio Monte Carlo. Cantati da Karima, eh.