PISTOIA. Certi meccanismi sono insondabili. Come il successo. Non lo scriviamo perché gli eXtraliscio non lo meritino, eh; anzi, tutt’altro. Sono, prima di ogni altra cosa, musicisti inappuntabili, ma come riconoscono da sempre loro stessi, decisamente fuori moda, fuori moda di proposito, tanto che la loro siderale lontananza dai cliché, per il principio della circolarità di ogni cosa che appartenga all’umano, li ha collocati proprio nel bel mezzo, circondati da un nugolo di giovanissimi che invece cavalcano, con spudorata irritazione, il dorso dell’ambiguità futurista, dove si stenterà a distinguere la realtà dalla finzione, la genuinità di un suono da un accidente consollistico, un uomo da una donna. Perché anche nel futuro, stando alle loro previsioni, nell’iperspazio, come si diceva a nostri tempi, o nel metaverso, come si dice ora, la gente si ritroverà all’interno delle balere per ballare, ridere, scherzare e perché no, pomiciare. Anche ieri sera, a Pistoia, all’interno del giardino della Fortezza Santa Barbara, ormai luogo di culto museale, dove non si può fare nulla di deontologicamente naturale in piena estate, nemmeno bere una bottiglietta d’acqua, l’orchestra, orfana del Biondo, egregiamente rimpiazzato da un Robot, ha dato vita a una delle sue classiche esibizioni, anche se in tono un po’ minore, a essere onesti, forse per un’immotivata (anche se il prezzo del biglietto non sarà mai più, d’ora in avanti, un motivo trascurabile) scarsa affluenza del pubblico.
Che nell’ultimo quarto d’ora, in compenso, anche perché istigato dal boss del gruppo (scrivere bandleader stona parecchio), Mirco Mariani, si è lasciato lusingare, fino all’imposizione, di alzarsi dalle seggioline e andare nei suoi paraggi, sotto il palco, ad accompagnare le loro musiche con le loro danze. Nemmeno Riccarda Casadei, forse, che è una dell’omonima leggendaria dinastia della Romagna più longeva di ogni tempo, che li ha fatti incontrare e unire in formazione, poteva lontanamente immaginare che quella banda potesse, nel giro di poco più di un lustro, diventare un fenomeno alla rovescia, spopolando prima al Festival di Sanremo, poi alla Mostra del Cinema di Venezia con il cortometraggio, anzi, scusate, filmino, La nave sul monte, di Elisabetta Sgarbi, fratella (così sono tutti d’accordo, anche quelli di Dialoghi di Pistoia) di Vittorio e diventare così, da nicchia romagnola, un elemento musicale e culturale di culto nazionale. Il concerto, ne parliamo solo ora perché non siamo agguerriti seguaci del groove della piadina, è stato comunque un bel saggio strumentale, animato dalla batteria di Marco Frattini, un po’ dalla chitarra e un po’ dal basso di Alfredo Nuti e dalla tromba, tastiere, fisarmonica, trandicord e qualche strumento ci è sicuramente sfuggito, di Enrico Milli. Sotto la regia, anzi, la direzione orchestrale, di Mirco Mariani, che canta e suona, è vero, per divertire e divertirsi, ma non ne sbaglia una. Un’ora e mezzo in aperta leggerezza, senza patemi, pathos, con un pubblico decisamente attempato, in realtà, ma che non ha bisogno di alcuna lezione per sapere come trascorrere una serata.