QUARRATA (PT). Le donne, in Mali, non se la passano così bene come si sarebbe tentati a credere ascoltando le profezie umanitarie di Baba Sissoko; più della metà viene data in moglie prima del diciottesimo anno e anche da sposate, oltre a fare figli, mungerli, crescerli e rassettare le case, non è che siano debitamente considerate. Per fortuna, a questi e a tutti gli altri proclami concertistici abbiamo fatto in oltre quarant’anni di concerti il callo e tutte le volte che un musicista indica la via della salvezza, sappiamo benissimo che di strade, per fortuna, ce ne sono sempre molte altre, da percorrere, per provare, quanto meno, a pararsi il culo. In compenso, con il polistrumentista maliano, ieri sera, in quel meraviglioso giardino dei ciclamini della villa La Magia, a Quarrata, per la seconda serata della seconda edizione del Quarrata World Music c’erano, anche e soprattutto, la batteria di Eric Cisbani, ex predestinato battezzato, minorenne, da Tullio De Piscopo, l’armonica di Domenico Canale, la chitarra velocissima, intransigente, solitaria e invernale di Angelo Napoli, un mix tra Angus Young e Jimi Hendrix, con Alessandro De Marino, un clarinettista, utile alla causa operistica in qualità di consollista, a curare gli effetti postindustriali, Walter Monini al basso, che il bandleader africano ha dimenticato di presentare nella carrellata finale prima dei saluti e il senegalese Ady Thioune, alle percussioni, voce ritmica in alcune serate di Ascanio Celestini, a rendere strumentalmente e cromaticamente compatibile il Continente Nero con il Blues. Il pubblico, che ha finito di assistere al concerto decidendo di alzarsi dalle poltroncine per provare a ballare, il più delle volte parecchio goffamente, sulle note allungate a dismisura, come se non ci fosse un domani, di Baba Sissoko e la sua band, ha oltremodo gradito la serata multietnica, inserita nel bel mezzo di un prologo (Daniele Sepe band) e un epilogo (la Taranta di Eugenio Bennato, stasera, domenica 25 giugno) che, spendendo due parole sugli organizzatori, merita, senza ombra di dubbio, un sonoro applauso: tre concerti di nobile e notevole fattura offerti, senza la minima tensione, a un prezzo (cinque euro) nemmeno quantificabile, all’interno di un parco meraviglioso dotato, tra l’altro, di un chiringuito capace di distribuire gustose cibarie, bevande, frutta fresca di stagione e gelato artigianale senza minimamente speculare sull’assenza di qualsiasi altra soluzione commestibile. Torniamo al concerto, che, ribadiamo, è stato un’efficace dimostrazione di polivalenza strumentale da parte dei musicisti che hanno ordinatamente e sapientemente occupato il palco, con una spaventosa precisione ritmica da parte di Eric Cisbani, l’apprezzatissimo pindarismo chitarristico del suono universale della sei corde di Angelo Napoli, l’aggressiva, ma rassicurante, armonica di Domenico Canale, il clarino usato nelle sue angolazioni più estreme di Alessandro De Marino, l’ordinatissimo basso di Walter Monini e la componente, tipicamente africana, dei battiti di Ady Thioune, tutti a sostenere le nenie e l’ngoni del sessantenne maliano Baba Sissoko, personaggio chiave del rapporto musico/culturale tra l’Africa e il resto del Mondo musicale, consapevole, quest’ultimo, che senza i primordi continentali attraversati dal Sahara, la musica, tutta, non sarebbe, probabilmente, mai nata.