di Ilaria Fontana

PISA. Pasa este río, ¡qué pasarero! cuando la luna se cae al cielo y un velo negro vela este sueño. Sueño soñado, sueño sediento de amaneceres que van creciendo con el espejo manso del río y mil canoas que va meciendo… È con la dolcezza di questo invito, un frammento della canzone Pasadero di Carlos Aguirre e cantato dalla voce flautata di Barbara Casini, capace di accendere scintille di malinconia, che si è aperto il concerto di musica jazz nella splendida cornice offerta da Palazzo Blu di Pisa, domenica 25 giugno, nell’ambito della rassegna Pisa Jazz Festival. L’attesa del ritorno sul palcoscenico pisano della cantante, chitarrista e cantautrice fiorentina è stata felicemente ripagata da un’esibizione che ha trascinato e incantato il pubblico attraverso l’evocazione dei colori, dei profumi e dei sapori del Sud America. Barbara Casini, affiancata da due musicisti dell’importante calibro dell’argentino Javier Girotto, con il suo sax baritono, e del chitarrista brasiliano-honduregno Roberto Taufic, ha presentato Hermanos, l’ultimo progetto realizzato sotto l’etichetta Encore Music, regalando gioia a tutti gli amanti di musica popolare brasiliana. Con Hermanos, la più brasiliana delle cantanti italiane ha voluto realizzare una raccolta di brani che abbraccia la cultura e i suoni dei Paesi dell’America Latina, fratelli uniti da un passato comune di colonialismo e schiavitù e da un’armoniosa mescolanza culturale, dimostrando ancora una volta l’amore profondo che lega Barbara Casini al Brasile e alla cultura latino-americana, come ci racconta la sua densa e ricca esperienza non solo professionale, ma soprattutto personale. E così anch’io - come tutti i presenti al concerto - ho potuto assaggiare il dolce gusto dell’Argentina evocati in Zamba de Carneval, inebriarmi del colorato odore del Brasile emanato da Milagre dos peixes, palpare i colori di Cuba dipinti ne La Maza di Silvio Rodriguez, accarezzare i sentimenti messicani espressi dal bolero La Puerta, abbracciare i poeti di Montevideo in Biromes y Serilletas, innamorarmi del Venezuela di Simon Diaz con la sua Tonada de Luna Llena, desiderare il Perù di Chabuca Granda, autrice di una delle canzoni più belle della raccolta, quella di Marìa Landò. Gli artisti, si sa, sono generosi nel donare al pubblico il proprio talento, ma Barbara Casini e i suoi eccellenti compagni di viaggio hanno voluto esagerare: non è stato sufficiente evocare la miriade di sensazioni con le note nate dalle corde della chitarra di Roberto Taufic e dal timbro dolce e sensibile, quasi umano, della quena di Javier Girotto; no, il trio ha posseduto il palco con sensualità, armonia di sguardi e ritmo coinvolgente fino alla fine, quando ha salutato gli ascoltatori con una dolce ninna nanna. Come un cerchio che si chiude e abbraccia. Un cerchio che contiene anche In Pelas Ruas Do recife tratto da Viva Eu, il disco pubblicato nel 2020, che Barbara Casini ha dedicato a Djair de Barros E Silva, conosciuto col nome d’arte di Novelli, bassista e compositore originario della regione del Pernambuco, nel nord-est del Brasile, autore sofisticato capace di creare languori nostalgici e soavi intrighi melodici.

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