QUARRATA (PT). Chi frequenta i Conservatori, i tributi, non sa nemmeno cosa siano. Per questo, al professor Dario Cecchini (sax baritono), direttore musicale del Ramsey Lewis Project, accompagnato da Tommaso Mannelli (sax tenore), Marcello Nesi (tromba), Francesco Onerati (trombone), Mauro Sarti (chitarra), Dario Lastrucci (basso), Diego Caroppo (batteria), Elia Ciuffini (percussioni) e dal suo collega docente del Conservatorio pugliese di Monopoli Michele Papadia (piano, tastiera e organo Hammond), l’elemento sul quale si è stuzzicata la fantasia rievocativa di uno degli astri minori (nonostante i tre Grammy) del panorama jazz cosmico, tutto sarebbe potuto venire in mente, ma non certo scimmiottare. E infatti, nella serata più illustre del settembre quarratino, quella svolta ieri sera in piazza Risorgimento con ingresso gratuito, i musicisti accademici elencati hanno dato vita a una meravigliosa rilettura di uno degli artisti più poliedrici, capace, sulle basi del jazz, di andare alla ricerca di tonalità e suggestioni tipiche del blues, del soul e del funk. Una band prestigiosa, impreziosita dalla maglietta della squadra (indossata da tutti, meno che dai due cattedrati), dai leggi sui quali, ognuno, ha religiosamente letto il proprio spartito e da quattro vocalist, cantanti, musiciste a pieni effetti e meriti, Giorgia Bardelli, Ilaria Orlandini, Claudia Salvini e Rebecca Sammartano, finalmente vestite e vestite una diversa dall’altra, con un pensiero tendente allo zero di stabilire contatti con il pubblico che non fossero di natura squisitamente artistici. Abbiamo scelto di privilegiare loro, per la foto della serata, perché sprovvisti di grandangolo dovevamo, necessariamente, sezionare e selezionare la macro immagine del palco e ci è parso carino, doveroso ed elegante dare la precedenza assoluta ai loro diaframmi, offerti e donati al pubblico con la grazia, la simpatia e la professionalità di chi da’ e chiede alla musica tutto quanto occorra per essere felici. Il repertorio, facile immaginare in virtù delle premesse, è stato un viaggio obliquo nel mondo strumentale del compositore statunitense, morto lo scorso 12 settembre, partito, giovanissimo, dal gospel delle chiese americane per la sfrenata passione paterna e arrivato a meravigliose eterogenee collaborazioni artistiche, quelle che l’hanno visto al fianco e ideatore di sound inimmaginabili.