di Simona Priami

PISA. Goran Bregovic, il musicista e compositore slavo più famoso al mondo, ha portato a Pisa, nel Giardino Scotto, il suo turbofolk, accompagnato dalla sua Wedding & Funerals Band (sì, quella dei matrimoni, nella migliore delle occasioni, o dei funerali, quando la Parca taglia il filo), coinvolgendo il numeroso pubblico con le sue sonorità ritmate e capaci di toccare e suscitare numerosi e diversi sentimenti, dall’allegria alla malinconia, dal divertimento e la spensieratezza fino alla profonda riflessione, una macedonia sonora complessiva che in fin dei conti non si discosta molto dalla worldmusic. Vestito, come da copione, in completo abito bianco, anche nella serata di Pisa Jazz ha rivolto tutta la sua profonda e colta attenzione ai costumi della sua terra, dilaniata e non più fatta risorgere da diversità etniche che il giorno prima della guerra sembravano non dover destare intolleranza, odio, magttanze di donne e bambini. Bregovic, infatti, nato a Sarajevo nel 1950 da mamma serba e padre croato, riesce a fondere, perché è chimicamente impossibile che non lo faccia, stili, lingue e strumenti diversi; conoscitore attento delle tradizioni popolari dei Balcani, riesce a trasmettere l’importanza della diversità culturale, sociale e folcloristica. Come spesso ci ricorda: ci sono sempre incontri tra culture e artisti nei miei album. La sua musica propone molti strumenti a fiato, trombe, tromboni, grancassa, inoltre fanfara gitana e chitarra elettrica; con i suoi strumentisti della tradizione gitana, mescola vocalità bulgare, folklore slavo, polifonia sacra ortodossa e rock moderno. Il risultato è una perfetta armonia di irresistibile ritmo e fascino, uno spettacolo completo, divertente ed estremamente energico al quale il pubblico non sa resistere. Il rock aveva un ruolo fondamentale nella nostra vita – ha affermato - era l’unica possibilità per poter esprimere pubblicamente il nostro malcontento senza rischiare di finire in galera o quasi. I testi di Goran Bregovic trattano temi universali come la sofferenza della condizione umana, l’amore, la festa, le tradizioni; l’artista, tra i tanti successi, ha riproposto brani importanti del suo lungo repertorio come Kalasnjikov, famoso per essere presente nella colonna sonora di Underground, il film di Emir Kusturica, uno storico connubio, quello tra i due artisti connazionali, bruscamente interrotto per cause ufficiali ancora da chiarire e congelato, da entrambi, con la fatidica e inattaccabile frase i nostri destini han preso strade diverse. Testo di difficile interpretazione caratterizzato da riferimenti al popolo Rom e al noto fucile da guerra, Goran lo ha commentato con il suo solito accento ironico, sfoggiando, ma questa è virtù antica, un’invidiabile padronanza della lingua italiana, ricordando come tutte le guerre del mondo, comprese quelle in corso, non sono purtroppo scatenate o fatte finire dagli intellettuali ma dai soldati. Con il suo pacifismo musicale, che è un forte messaggio contro i conflitti e per il riconoscimento dell’importanza e la dignità di tutte le etnie, l’artista vuole unire popoli e culture ma, come lui stesso afferma, non sa come reagire alle tragedie del mondo; Gas Gas testo che tratta della velocità della macchina, ha elettrizzato il pubblico; hanno suonato testi sulle guerre e la famosa interpretazione di Bella Ciao, nata per caso da collaborazioni improvvisate per un ultimo dell’anno, definita da Bregovic la canzone più felice e triste nella storia della musica.

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