di Raffaele Ferro

FERRARA. Quando l’orchestra si accorda, dietro il sipario chiuso, il suono che emerge è paragonabile a un dipinto che prende vita, un’espressione sonora che prelude a una serata di pura magia. In questo contesto, l’Associazione Giulia, attiva da oltre trent’anni nell’assistenza ai bambini oncologici e nella cura delle disabilità neurologiche, incarna un’autentica opera d’arte nel volontariato. E proprio a loro è dedicata la musica di Stewart Copeland (nella foto di Filippo Rubin), batterista dei Police, che come tanti altri artisti (fra i più importanti i Jethro Tull, Tony Hadley e altri) si è impegnato a devolvere parte dell’incasso per la causa dell'associazione ferrarese. La scaletta, il repertorio, un autentico capolavoro: brani classici dei Police, reinterpretati e arrangiati per orchestra. Certo, per semplificare e per smaltire l'emozione che abbiamo vissuto, ricordiamo King of Pain, Roxanne, Murder by Numbers, Spirit in a Material World, One Word e Message in a Bottle. Ogni pezzo eseguito con una meravigliosa orchestra, impeccabile, dinamica e giovane. Le voci - e come non immaginare la difficoltà nel sostituire Sting, sono state quelle delle eccezionali vocalist afroamericane Sarah-Jane, Laise Sanches e Raquel Brown, voci di una potenza e una freschezza ineccepibile. Ognuna di loro, oltre alla presenza scenica notevole, ha aggiunto una sfumatura unica al mix esplosivo di soul, gospel e jazz, creando un mood unico. Il gruppo dei musicisti, Gianni Rojatti alla chitarra, al basso il grande Faso, (noto per il suo lavoro più che trentennale con Elio e Le Storie Tese) che non si è limitato a suonare creando groove e agganci tecnici, accenni di improvvisazione col maestro Copeland alla batteria e Vittorio Cosma al pianoforte, anche lui, da molti anni, nella scuderia di Elio. Ma a rendere questa serata davvero magica è stata l'orchestra stessa, composta da ventisette musicisti. Un ensemble che ha creato un’atmosfera indescrivibile, dove l’energia si è diffusa sprigionando in modo contagioso il battito del cuore della musica. In sostanza l’avventura musicale di Copeland è andata al di là di un semplice concerto: è stata un'esperienza catartica, un invito a lasciarsi andare e immergersi nella musica fra una band quasi heavy metal, come lo stesso Copeland scherzando ha detto al pubblico e un alto momento di musica colta. Ma è risaputo: Stewart Copeland, con il suo carisma travolgente da pazzo scatenato, da eterno giovane, e per l’energia che sprigiona sul palco, non è semplicemente un batterista, ma un artista poliedrico, uno showman. A settantadue anni non ha perso un briciolo della sua passione e capacità di coinvolgere il pubblico nel dialogo, con un italiano divertente, quasi comico, è stato un ulteriore elemento che ha reso questa serata indimenticabile. La sua capacità nel riarrangiare i Police, (dopo una carriera solista da compositore di musiche per film, balletti, documentari da ormai quarant'anni) stravolgendone le strutture musicali e portando su un livello addirittura sperimentale canzoni immortali, è ciò che lo rende unico. Non è un caso che, parlando di Sting al pubblico, si sia infine liberato da un peso, tributando un profondo rispetto al genio di Sting. Nonostante le storie di dissapori e litigi che hanno caratterizzato il loro percorso, Stewart non ha fatto a meno di riconoscerlo come vero genio. Ogni colpo di tom, rullante, piatti e di tanti altri elementi della batteria di Copeland è stata un'offerta, un vero tributo al passato e un inno al presente, al viaggio continuo della musica e… alla beneficenza, alla vicinanza a chi soffre e ha bisogno di supporto costante per andare avanti nel volontariato, proprio come l'Associazione Giulia fa da decenni.

 

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