PISTOIA. Sono in tredici, per vincere ogni forma di superstizione, anche se nessuno di loro, con molta probabilità, superstizioso lo è veramente. Però, proprio intorno al fattore numerico, coincidenziale oltre ogni ragionevole subconscio, hanno deciso di intitolare l’intima collettiva, il Sé di 13, inaugurata oggi, 10 giugno, alle 17 e che resterà aperta alla curiosità degli interessati e all’interesse dei curiosi fino alla fine del mese. Tredici autori diversi e lontani per scuola, storia e passione, che hanno diviso e condiviso, con piacere e deontologia, lo spazio del Tribunale di Pistoia, non nuovo ad accogliere iniziative del genere. Claudio Bellari, Peppino Biagioli, Elena Bini, Roberto Carrodori, Annalisa Fusilli, Hanami, Anna Nigro, Orlando Poggi, Alessandra Sala, Liala Sigala, Lucia Simonini, Valerio Savino e Federica zampini, questi i nomi, in rigoroso ordine alfabetico, delle tredici personalità che si sono riunite accordando una collettiva che potesse dare, di ognuno, l’aspetto più marcato.

Alcune – Anna Nigro su tutte, animatrice solitaria dell'iniziativa spartita con i colleghi per ragioni logistiche – le conoscevamo da tempo; altre, Annalisa Fusilli su tutte, ne ignoravamo, colpevolmente il tratto e per farci perdonare, è sui suoi lavori che concentreremo queste poche righe. Dipinge in batik, Annalisa Fusilli, termine dell’isola di Java di derivazione di un altro termine più complesso, ambatik, che vuol dire picchiettare. Anche con questo, per chi ne sa poco o nulla, siamo ancora lontanissimi dall’essere riusciti a darvi un’idea della sua tecnica, che consiste nello sfruttare una basa naturale, come il cotone e la seta, ad esempio, sulla quale, dopo avere preparato il disegno, si scioglie la cera che freddando impermeabilizza quelle parti che non si vogliono colorare e che sono la struttura del disegno originale. Per eseguire le varie operazioni, chimiche, ma naturali, Annalisa adopera il tjanting, una specie di teiera, che può avere anche più beccucci, indispensabili alla cromazione e toponomastica delle immagini. Ci rendiamo conto che sarebbe stato molto più facile – e soprattutto maggiormente comprensibile, non solo per voi, ma anche per noi che scriviamo -, se invece che addentrarci nel batik ci fossimo misurati con tecniche di pittura più classiche. Ma sono i quadri e i foulards di Annalisa Fusilli la cosa che ha maggiormente attratto la nostra crassa profana curiosità e alle emozioni ricevute abbiamo deciso di dare, oltre che la precedenza, anche il primato. Le opere degli altri dodici espositori sono altrettanto interessanti; una curiosità che potrete togliervi facilmente, anche voi turisti che venite da terre lontane: l’arte gode di un linguaggio comune che non necessita di traduttori.

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