di Damiano Restivo
BOLOGNA. Se è vero che fare arte significa comunicare, Alberto Breccia, maestro argentino del fumetto mondiale in mostra a Bologna in via delle donzelle 2 dal 30 novembre al 5 gennaio 2020, è un vero poliglotta. È cristallizzata nella memoria di ogni appassionato la sua pluridecennale carriera, anche se il più grande merito della produzione del maestro, più che nella quantità comunque imponente, sta nella pluralità di stili e tecniche padroneggiati, compresi alcuni decisamente poco convenzionali tanto da essere di fatto inventati da lui stesso. Breccia plasma mondi sui quali la realtà, attraverso il lettore, può rispecchiarsi: il riflesso che ne consegue però non la riproduce mai bella come sembra; anzi, ne restituisce un alter-ego grottesco e contraddittorio che subentra a sé stesso nello sguardo di chi lo osserva. Non è un caso che tra le grandi opere del maestro argentino si ritrovino gli adattamenti dei racconti di Edgar Allan Poe, H.P. Lovecraft e Umberto Eco, autorevoli letterati la cui poetica si colloca su un filo comune a quella di Breccia. La mostra, curata da Daniele Brolli e organizzata in collaborazione con BilBolBul, non avrebbe certo avuto lo stesso impatto se non fosse stato per l'alto numero di tavole originali esposte.
Proprio a Brolli va l'onore  di aver cercato con tenacia e dedizione, e quindi riunito, l'intero contenuto sparso tra decine e decine di collezionisti privati. Più di 150 tavole sono allestite in gruppi in base all'opera di provenienza e permettono di avere una panoramica sulla pletora di tecniche usate da Breccia: dallo stile tradizionale, all'espressionismo puro dei suoi collage, dalla celebre tecnica dell'inchiostrazione con lamette da barba (inventata da lui stesso), agli acrilici. È un'occasione unica per riscoprire non solo un grande autore, ma anche una forma d'arte spesso sottovalutata dal grande pubblico, ma che grazie anche a realtà come il festival bolognese sul fumetto BilBolBul, ha ogni anno un' opportunità in più per farsi conoscere e amare.
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